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Ong, cosa prevede il decreto: arriva la stretta su sbarchi e migranti

Pierpaolo La Rosa
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Con il via libera definitivo da parte dell’Aula del Senato, il decreto per la gestione dei flussi migratori, meglio conosciuto come decreto Ong, diventa legge. Un’approvazione salutata con soddisfazione dagli esponenti della maggioranza e dell’esecutivo che parlano di ripristino della legalità. «Credo che in tema di difesa del diritto umanitario il nostro Paese non debba prendere lezioni da nessuno», la rivendicazione fatta dal sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, nel corso del suo intervento nell’emiciclo di Palazzo Madama.

«Se c’è un Paese che fa canali, corridoi umanitari, è l'Italia - ha proseguito Gli altri Paesi europei non lo fanno. Lo vediamo tutti i giorni. Siamo gli unici a fare soccorsi in mare nel Mediterraneo. Credo che le dichiarazioni rese da alcuni rappresentanti, tra cui il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa o l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, siano state delle sgrammaticature da un punto di vista politico. Non si può accusare un governo di voler fare un decreto per incentivare le morti in mare. È inaccettabile per la dignità del nostro Paese. Chiunque è in difficoltà nel mare, va salvato. Non si fa morire nessuno in mare. È un principio sacrosanto, un principio cardine anche per questo governo».

Quello dell’immigrazione, ha spiegato il sottosegretario all’Interno, «è un fenomeno complesso, europeo, globale, strutturale e non emergenziale. Questo governo, questa maggioranza ha deciso, e decide, che i flussi migratori vanno governati, disciplinati, regolamentati». Nessuna volontà di criminalizzare qualcuno, ha aggiunto Molteni, semmai il provvedimento intende «regolarizzare un’attività di soccorso in mare che è delicata, complicata, rispetto alla quale si pongono regole, un codice di condotta. Credo che la gestione dell’immigrazione sia una competenza dello Stato e non di organizzazioni private straniere. Questo governo pone delle prescrizioni».

Il riferimento è alle misure, contenute nel testo approvato ieri, che disciplinano l’attività delle imbarcazioni delle Organizzazioni non governative impegnate negli interventi di soccorso di persone in mare. Vengono, infatti, stabilite regole chiare per le navi delle Ong, che dovranno operare in conformità alle certificazioni ed ai documenti rilasciati dalle competenti autorità dello Stato di bandiera ai fini della sicurezza della navigazione, della prevenzione dell'inquinamento, della certificazione e dell'addestramento del personale marittimo, nonchè delle condizioni di vita e lavoro a bordo. Pre viste sanzioni pecuniarie da 10.000 a 50.000 euro per il comandante del natante, con la responsabilità solidale che si estende all’armatore ed al proprietario della nave, con l’applicazione del fermo amministrativo per due mesi dell’imbarcazione. Ed ancora, in caso di ulteriore inosservanza delle prescrizioni, viene disposta la confisca della nave, con l'organo accertatore che procede immediatamente a sequestro cautelare.

Critiche le opposizioni. «Abbiamo votato contro il decreto su immigrazione e Ong. Legalità e umanità richiedono un progetto politico, non la fuffa demagogica e populista», l’attacco del leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Per il senatore del Movimento 5 stelle, Ettore Licheri, «questo è un decreto immorale, illegale, inapplicabile, che trascinerà l'Italia davanti ai tribunali nazionali e internazionali». 

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