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Tito Boeri, esplode il caso militari e pensioni: "Disgustoso". La reazione del ministero

Giada Oricchio
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Tito Boeri mette nel mirino le spese militari e la Difesa replica. Cosa è successo? Da dove è nata la polemica? Durante la trasmissione di Rai3 “Che Tempo Che Fa”, domenica 29 gennaio, il conduttore Fabio Fazio ha domandato ai suoi ospiti come il governo può raggiungere la soglia del 2% del Pil da destinare alla spesa militare, in base all’impegno (non vincolante, ma rinnovato) tra i Paesi Nato. L’economista Tito Boeri ha rivelato: “Non molto tempo fa ho visto la composizione della spesa per l’esercito italiano: 6 euro su 10 vanno per salari e pensioni. Credo non ci sia nessun altro esercito al mondo in cui si spende tanto come in Italia solo per i salari”. Perché? “Abbiamo più marescialli e ufficiali che soldati semplici. Quando vanno in pensione militari che per fortuna non hanno mai combattuto una guerra, alla fine si ritrovano pensioni molto più ricche della media”, ha sottolineato il già presidente dell’Inps. In base ai calcoli ufficiali dell’Istituto di Previdenza, i militari percepiscono una pensione doppia rispetto ai contributi versati “per una serie di vantaggi che i comuni mortali non hanno”, ha osservato Boeri aggiungendo sferzante: “Se potessimo togliere un po’ di privilegi...Dunque, dove si andranno a prendere quei soldi? Ci sono operazioni in corso come quella sul reddito di cittadinanza...se lo tagliamo davvero, purtroppo, si recuperano 8 miliardi”.

 

 

 

Le parole del docente universitario hanno mandato su tutte le furie i sindacati delle forze armate. L’Aspmi (Associazione tra professionisti militari) ha rilasciato un comunicato stampa negando l’esistenza di pensioni d’oro per i militari: “Ci risulta che in Germania gli stipendi base dei militari si aggirino tra i 1.600€ e i 2.500€. Molto simili le cifre in Belgio, massimo 2.200€ circa in Francia. In Inghilterra si parte da circa 2.000€ al mese. Paesi più simili all’Italia, come la Spagna (e anche l’Olanda) hanno standard che si aggirano tra i 1.300€ e i 1.500€ mensili. (...). Non sappiamo a quali dati il dott. Boeri si riferisca, ma di certo non sono i numeri reali dell’Esercito”. L’Associazione ha accusato l’ex presidente Inps di affermazioni fuori luogo: “Avremmo accettato un tale ragionamento da inesperti in materia ma da lui è offensiva nei confronti delle donne e degli uomini in divisa, alcuni dei quali deceduti in servizio per portare la democrazia, quella che oggi gli permette di dire tali imprecisioni”. Sulla stessa linea i portali specializzati, tra cui www.infodifesa.it, secondo cui Boeri non ha tenuto conto dell’esistenza di due diversi modelli pensionistici (contributivo e retributivo) e che, in base alla riforma Dini, i militari arruolati con il sistema contributivo avranno “un trattamento pensionistico decisamente meno conveniente. (...). Somme nettamente inferiori alle attuali”.

A stretto giro la controreplica dell’accademico. Su Twitter, Boeri ha pubblicato alcuni grafici sulle spese e sulla composizione del personale militare precisando: “Mi si accusa di avere fatto dichiarazioni disgustose in tv sui militari italiani. Mi sono limitato a fornire dati che nessuno sin qui ha neanche provato a contestare. Primo, 6 euro su 10 spesi per l'esercito vanno al personale (salari e pensioni). Altrove siamo tra il 30 e 40%. Secondo: ci sono più marescialli e ufficiali che soldati semplici in Italia. I dati del Ministero della Difesa ci dicono che ci sono 63.500 marescialli e ufficiali contro 26.000 militari di truppa”. Poi ha ribadito che in base alle stime dell'Inps “i militari per anni hanno ricevuto pensioni che valevano quasi il doppio rispetto a quanto avrebbero maturato sulla base dei contributi versati. Più di ogni altra categoria a parte i politici (dato non smentito nemmeno dai siti militari, nda)”. Nel quarto e ultimo post, Boeri ha ribadito con fermezza le sue dichiarazioni: “Non ce l’ho minimamente coi militari. Anzi li ringrazio per l'ingrato lavoro che svolgono soprattutto di questi tempi. Però ci vuole trasparenza. Gli italiani possono essere d'accordo nel concedere loro trattamenti di favore. Ma è bene che lo sappiano”.

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