Migranti, von der Leyen spedisce il piano ai leader Ue: frontiere, rimpatri e visti
Accelerare sui rimpatri, rafforzare le frontiere esterne e affrontare i movimenti secondari. È il piano su cui punta la Commissione europea nell'immediato in attesa che venga approvata la riforma strutturale del Patto sulla Migrazione e l'Asilo. Le misure sono contenute in una lettera inviata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, indirizzata ai capi di Stato e di governo in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio.
Per l'Esecutivo Ue "affrontare la realtà che i ritardi e le lacune nelle procedure di frontiera e di rimpatrio comportano un costo reale per l'efficacia di tali politiche" e per questo bisogna lavorare con i paesi terzi. Tra le richieste della Commissione ai leader Ue figura anche l'idea di considerare "le differenze tra frontiere terrestri e marittime", una distinzione su cui l'Italia aveva puntato molto a Bruxelles.
Occorre, poi, inaugurare un nuovo corso sui soccorsi in mare, un "approccio più coordinato alla ricerca e al salvataggio, al fine di facilitare una migliore cooperazione tra gli Stati membri e le navi di proprietà o gestite da soggetti privati". Ma anche rendere strutturale il meccanismo di ricollocamento volontario che finora non ha funzionato per le procedure complesse, che, chiede la Commissione, vanno semplificate.
Rispunta, infine, il tema dei movimenti secondari, caro ai paesi del Centro e Nord Europa che rimproverano i paesi di primo arrivo - come l'Italia - di non applicare appieno il Regolamento di Dublino. Un tema che l'Italia avrebbe preferito lasciare fuori dal dibattito del vertice di febbraio. Tutto questo mentre a Stoccolma i ministri degli Interni Ue avevano appena finito di discutere della nuova strategia sui rimpatri che l'Esecutivo Ue sta lanciando. Se si pensa che solo il 16% delle decisioni di rimpatrio poi effettivamente si tramuta in riammissioni e che solo cinque paesi si rivolgono all'Agenzia europea di controllo delle frontiere Frontex per svolgere tali operazioni, molto si potrebbe fare se si centralizzasse l'azione a livello europeo, ha fatto notare la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson.
La situazione è "critica", a detta della commissaria. Lo scorso anno ci sono stati più di 300mila arrivi irregolari e il triplo delle richieste di asilo, quasi un milione. La maggior parte di queste non rientra nei criteri della protezione internazionale e questo -, spiega la commissaria - significa un sovraccarico delle capacità di accoglienza. L'altro tema è quello di legare la politica dei visti, ma anche delle preferenze commerciali, agli accordi di partenariato con i paesi terzi, in modo tale che siano "reciprocamente vantaggiosi", come si legge nella bozza delle conclusioni del vertice. Nella riunione informale è riemerso anche il tema del muro tra Bulgaria e Turchia.
Alcuni Stati, in particolare la Grecia e l'Austria, con il favore dell'Olanda, hanno proposto di finanziare la struttura di recinzione con i fondi europei. Richiesta che la commissaria Johansson ha rispedito al mittente, affermando che in linea di principio non c'è nulla di male perché gli Stati "hanno l'obbligo di proteggere le proprie frontiere esterne" ma che spetta a loro decidere come farlo. Anche perché, rimarca la commissaria, è non ci siano molti fondi sul capitolo Migrazione e frontiere, dopo i tagli fatti dal Consiglio. Tutto questo mentre la presidenza svedese di turno Ue è impegnata nell'avanzamento dei dossier legislativi del Patto sulla Migrazione e l'Asilo, il pacchetto di riforma del settore che la Commissione europea punta ad approvare prima della fine del mandato nel 2024.