Benzina, la verità sulle truffe: avvengono dove costa meno, non il contrario
Speculazione sul prezzo della benzina? Non proprio. O meglio, non come la immaginano gli utenti al culmine di questi giorni densi di polemiche per la scelta del governo di non confermare il taglio delle accise di trenta centesimi varato dal governo Draghi. Finora, infatti, si è ipotizzato che, nelle more del cambio di regime, ci siano stati benzinai che ne abbiano approfittato per rincarare il prezzo più di quanto incidessero realmente le suddette accise. Una tesi smentita dalle rilevazioni effettuate dai tecnici del Mise.
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Eppure qualche truffa nel settore avviene, ma non dove la benzina costa di più: esattamente il contrario. A svelarlo è un'inchiesta di Andrea Ducci sul Corriere della sera. Tutto nasce con il contrabbando del carburante da Slovenia, Bulgaria o Polonia, da dove partono tir che, una volta superato il confine italiano, sono pronti a versare il carico in depositi di stoccaggio di piccole dimensioni. C'è una ragione ben precisa per questo: quando non si superano le tremila tonnellate in giacenza, infatti, non c'è l'obbligo per legge di informare Guardia di Finanza e Agenzia del demanio.
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Di conseguenza, nell'inconsapevolezza dell'autorità, è possibile non versare al Fisco Iva e accise. Poi questo carburante di contrabbando finisce nelle cosiddette "pompe bianche". Le no logo, cioè. Che, pur mantenendo margini di profitto elevatissimi grazie al mancato versamento delle tasse, riescono a praticare prezzi decisamente più bassi - e quindi concorrenziali - rispetto ai benzinai "di marca".
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Un fenomeno - che riguarda in ogni caso un'esigua minoranza rispetto al totale delle "no logo", questo va specificato - che presumibilmente ha fatto già infuriare i benzinai onesti. Che poi si sono ulteriormente adirati per essere stati indicati come artefici della speculazione. Al punto di proclamare lo sciopero per i prossimi 25 e 26 gennaio, a meno che la mediazione di oggi con il governo non sancisca la pace.