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Qatargate, Antonio Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca restano in carcere

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Pier Antonio Panzeri e Niccolò Figa-Talamanca restano in carcere. La Corte d’appello di Bruxelles ha, infatti, deciso di annullare la decisione di prima istanza sulla concessione del braccialetto elettronico per Figà-Talamanca (la procura aveva presentato ricorso) e prolungare la custodia cautelare. Su richiesta di Panzeri, invece, l’udienza è stata spostata al 17 gennaio.

 

 

 

Intanto si continua a discutere Il fatto che l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, «sottoposta a carcere preventivo» nell’ambito dell’inchiesta Qatargate, «non possa stare con la figlia di 22 mesi è qualcosa di disumano e dannoso per la bambina, che a lungo rischia di lasciare segni permanenti» per la piccola. A sottolinearlo con forza è il pediatra Italo Farnetani. Commentando all’Adnkronos Salute le misure a cui è sottoposta la donna, l’esperto ammonisce: «L’articolo 9 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, approvata dall’Assemblea generale dell’Onu il 20 novembre 1989, prevede che il bambino non sia separato dai genitori. Quella della figlia di Kaili è dunque una situazione gravissima», considerato che anche il papà è in carcere. «Oltre al danno psicologico, alla violenza affettiva, è una questione di diritti dei più piccoli». «È importante dire che in Italia non sarebbe successo - aggiunge il professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta - perché da decenni c’è una legislazione che consente alle mamme carcerate di stare insieme ai loro bambini. Il più grande carcere attrezzato per accogliere i piccoli è quello di Rebibbia, ma sono presenti in tutta Italia. In genere il magistrato concede gli arresti domiciliari. Ma quando la mamma non li può ottenere, penso alle persone senza fissa dimora o che non hanno i requisiti per gli arresti domiciliari, sta in carcere con il proprio figlio. Il numero dei bambini in questo contesto varia da periodo a periodo, ma in alcuni momenti ci sono decine di bambini in carcere con le mamme». «Presso la Camera dei deputati, a fine della scorsa legislatura era stata presentata una proposta di legge per impedire che i bambini piccoli potessero stare in carcere, perciò dando per legge alla mamma o al papà, se la mamma non esiste, gli arresti domiciliari - ricorda Farnetani - Tutto questo rende ancora più grave il comportamento belga».

 

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