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Quando termina la guerra tra Ucraina e Russia, la previsione di Fabbri su Biden: "Finché dura..."

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Storica. Così è stata definita la visita del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Congresso Usa. Perché? Lo spiega Dario Fabbri, direttore della rivista geopolitica “Domino”. In collegamento con la trasmissione “Omnibus” su LA7, giovedì 22 novembre, l’analista è partito da una considerazione: “Il viaggio è una svolta notevole. Zelensky ha lasciato i confini dell’Ucraina, mentre veniva garantito l’invio del sistema difensivo dei missili Patriot. Significa che ha una fiducia totale nel suo apparato”.

L’elemento più simbolico di questo viaggio è stato il discorso del presidente ucraino al Congresso (“Non fate beneficenza, investite in democrazia”) preceduto da un ingresso scenografico tra applausi scroscianti e decine di strette di mano. Bene la forma, ma la sostanza? Qual è la portata dell’evento? “Questa visita dimostra che Zelensky si fida molto del suo entourage e farlo in un Paese in guerra così eterogeneo per storia e in cui gli apparati sono ampiamente infiltrati dai russi, è un messaggio importantissimo – ha osservato l’esperto -. Fino a poche settimane fa era impensabile, incredibile”.

Lo studioso di affari internazionale ha sottolineato un aspetto rimasto sottotraccia in quasi un anno di invasione da parte della Russia di Vladimir Putin: “In questi mesi ci sono state notevoli epurazioni interne volute dallo stesso Zelensky. Tali epurazioni nella sua percezione lo mantengono al sicuro”.

Inoltre, il viaggio doveva essere fatto ora. A gennaio, infatti, si insedia la parte del Parlamento eletta con il voto di Mid-term tenutosi a novembre e la Camera sarà dominata dai Repubblicani. Come ha rivelato Dario Fabbri, questa presenza suggerisce una minora fiducia di Kiev nell’avere ingenti risorse e armamenti: “Meglio andare adesso che viene ricevuto con favore piuttosto che fra due mesi quando forse il clima sarà diverso e gli armamenti saranno di quantità e matrice diversi”.

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