Vaticano, la nuova verità di Ali Agca sul caso Orlandi: "Chi la prese in consegna"
In Vaticano esisterebbe un dossier segretissimo sul caso di Emanuela Orlandi, la 15enne scomparsa a Roma il 7 maggio 1983. A dirlo è Ali Agca, l'uomo che nel 1981 sparò a Papa Wojtyla, che ha inviato una lunga lettera a Pietro Orlandi, fratello della ragazza, cittadina vaticana. "Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed è stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente", è la nuova versione riferita da Agca nella missiva di cui dà notizia il Corriere della Sera. "So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul - aggiunge l’uomo che sparò a papa Wojtyla - Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente".
Agca incontrò già Pietro Orlandi nel 2010 a Istanbul, un incontro "di cui si seppe solo tempo dopo", scrive il quoridiano. Nella prima parte della lettera, il turco parte dalla vicenda dell’attentato del 1981, che lo vide protagonista: "(L’attentato) non aveva alcun mandante - scrive -, nessuno mi ha chiesto di uccidere il Papa e nessuno mi ha pagato per farlo. In Piazza San Pietro ero solo e ho sparato due colpi. Quelle che erano le mie motivazioni di allora - afferma -, sono indicate chiaramente nella lettera che scrissi nel 1979 in occasione della visita di papa Wojtyla in Turchia".
Il riferimento è a una lettera che lo stesso Agca inviò il 27 novembre 1979 al giornale turco Milliyet "in cui egli stesso, sostanzialmente, minacciava che avrebbe colpito Giovanni Paolo II se il pontefice - definito ’il Capo dei crociati' - avesse fatto visita alla Turchia". Agca ribadisce dunque che "la 'pista bulgara' è una completa invenzione, (...) interamente costruita a tavolino dai servizi segreti vaticani e dal Sisde, il servizio segreto civile italiano, con la benedizione della Cia di Ronald Reagan, il maggiore alleato di papa Wojtyla". "Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo, era la liberazione in due anni. Io - scrive Agca - potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite" sottolinea. Pertini, però, afferma Agca, "non era manovrabile". Per cui "i rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani" conclude Agca nella lunga lettera.
"Se il Vaticano fosse innocente avrebbe già consegnato quel documento alla famiglia Orlandi o alle autorità italiane, ma non può farlo perché accuserebbe se stesso", dice tra l'altro Agca sul "dossier segretissimo". "Sono sue verità e non posso dire, non avendo riscontri o prove, se sono attendibili o inattendibili" è il commento di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela: "L'unica cosa sulla quale mi trovo d'accordo con lui è che il rapimento di Emanuela nasce dall'interno del Vaticano".