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Qatargate, trema l'Eurocamera: in casa di Eva Kaili sacchi di banconote. Il Pd: "Vada via"

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Sacchi di banconote in casa dell'eurodeputata socialista greca Eva Kaili. È l'ultimo tassello di un'inchiesta che sta scuotendo il Parlamento europeo e che ha portato all'arresto della stessa Kaili, colta in flagrante e quindi non protetta dall'immunità parlamentare. L'indagine ha portato all'arresto a Bruxelles con l'accusa di corruzione e riciclaggio l'ex eurodeputato dei Socialisti e democratici, Antonio Panzeri, mentre in Italia i carabinieri sono riusciti a fermare la moglie e la figlia, in esecuzione di un mandato di arresto europeo disposto dalle autorità belghe. Secondo gli inquirenti, l'ex europarlamentare ha usato "metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi".

L'indagato "è sospettato di essere intervenuto politicamente con i membri del Parlamento europeo per il Qatar e Marocco, in cambio di benefici", si legge negli atti dell'indagine di Bruxelles che ipotizza i reati di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere. Secondo chi indaga "la moglie e la figlia erano pienamente consapevoli" delle sue attività tanto da "partecipare al trasporto dei 'doni'" che Panzeri avrebbe ricevuto.

Panzeri è stato sospeso dal partito Articolo Uno, che ha espresso "sconcerto per quanto sta emergendo", mentre l'altro indagato, Francesco Giorgi, ex collaboratore di Panzeri e compagno di Eva Kaili, è stato allontanato dal Pd, che si è detto "profondamente turbato per le notizie di indagini".

Nei risvolti dell'indagine che la magistratura belga sta portando avanti, la politica a Bruxelles è in ebollizione. La prossima settimana il Parlamento europeo si riunirà nella sua interezza nella plenaria a Strasburgo, appuntamento che rischia di trasformarsi in una polveriera con diversi colpi di scena. Prima della seduta il partito democratico riunirà la sua delegazione per "analizzare tutti gli elementi" del caso. Il capo degli eurodeputati dem, Brando Benifei, ha già chiesto le dimissioni di Kaili come vicepresidente dell'Europarlamento e si dice favorevole a inserire nell'agenda della plenaria un dibattito sulla vicenda. "Ogni decisione per far luce per noi è da supportare subito", ha affermato il capodelegazione. Anche il M5S e la Lega avevano chiesto che fosse inserito il caso nell'ordine del giorno della plenaria. Se l'eurodeputata greca, già espulsa dal suo partito Pasok e sospesa dai Socialisti e democratici, non dovesse dimettersi, il gruppo S&D ha annunciato che chiederà la sua rimozione alla Conferenza dei presidenti, la cui riunione era già prevista per mercoledì. In base all'articolo 21 del regolamento del Parlamento europeo, la Conferenza dei presidenti, composta dagli 8 presidenti dei gruppi e dalla presidente Roberta Metsola, "può, decidendo a maggioranza di tre quinti dei voti espressi che rappresentino almeno tre gruppi politici, proporre al Parlamento la revoca" della carica di vicepresidente. Decisione che dovrà poi essere confermata dall'Aula con una maggioranza dei due terzi.

"Il nostro Europarlamento si oppone fermamente alla corruzione - ha rimarcato la presidente Metsola in un tweet -. In questa fase, non possiamo commentare le indagini in corso, se non per confermare che abbiamo collaborato e collaboreremo pienamente con tutte le autorità giudiziarie e di polizia competenti. Faremo tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia". La Lega, finita più volte nell'emiciclo di Strasburgo al centro di accuse di aver flirtato con la Russia, cerca la rivalsa e chiede "la convocazione urgente del Copasir e l'interessamento della commissione speciale al Parlamento europeo sulle ingerenze straniere". Lunedì l'Eurocamera dovrà decidere anche se bloccare il voto sulla liberalizzazione dei visti con il Qatar. Spetterà all'aula pronunciarsi sul mandato negoziale, se procedere o meno con il voto del provvedimento o se rinviarlo in commissione. L'eurodeputato dei Verdi, Erik Marquardt, relatore del provvedimento, ha chiesto di fermare la procedura e rinviare il voto.

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