Multe ai no vax, il ministro Schillaci: riscuoterle costa più che incassarle
Riscuotere costerebbe di più che provare a incassare. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha commentato il pronunciamento della Consulta che ha respinto i ricorsi dei no vax, giudicando legittima la scelta fatta a suo tempo sull'obbligo vaccinale anti-Covid, e ha spiegato che "allo Stato richiedere le multe potrebbe costare più di quello che poi ne potrebbe derivare". Intervenuto a Radio anch'io su Rai Radio 1, il ministro ha spiegato che il tema delle sanzioni da 100 euro invaiate agli ove 50 che non si sono voluti vaccinare contro il Covid-19 "riguarda essenzialmente il Mef", il ministero dell'Economia e delle Finanze, "e mi sembra che a tal proposito ci sia un'iniziativa parlamentare, un emendamento. Io voglio semplicemente ricordare che in Europa solamente due Stati avevano introdotto le multe, che sono l'Austria e la Grecia", ma "in realtà nessuno di queste due Stati che aveva introdotto le multe per chi non si vaccinava poi è andato effettivamente all'incasso".
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Schillaci, già rettore dell'Università di Roma Tor Vergata, spiega che il governo investirà sulla campagna vaccinale che "mira a far sì che ci sia il richiamo per quella anti Covid e influenzale. Ricordo che quest’anno l’influenza sarà particolarmente virulenta, quindi speriamo raggiunga il maggior numero di adesioni soprattutto tra anziani e fragili. I dati di oggi ci dicono che tra queste categorie meno del 30% hanno fatto il secondo booster per il Covid", ha detto il ministro della Salute. "È una campagna di responsabilità per ribadire l’impegno del governo sul fronte del Covid e dell’influenza", ha aggiunto.
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Il ministro ha poi affermato che "è urgente risolvere il problema della carenza di medici e operatori sanitari nel Ssn", perché "il numero di accessi negli ultimi 10 anni è stato assolutamente insufficiente per quelle che sarebbero state le necessità di medici oggi. Fino all’era pre-covid - ha spiegato Schillaci - venivano ammessi per anno tra gli 8 e i 10mila studenti alla facoltà di Medicina. Io ricordo bene che la Conferenza dei Presidi chiedeva che il numero fosse portato a 12mila. Quindi c’è stato per anni un ’gap’ di almeno 4mila ingressi e questo oggi lo scontiamo". Esiste anche "un problema di disaffezione" verso il Servizio sanitario nazionale ma il problema della mancanza di medici non si risolvere abolendo il numero programmato a Medicina, perché "tra corso di studio che dura sei anni e specializzazione i medici li avremo tra 10 anni. Vanno trovate delle soluzioni oggi".