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Il ministero chiude le coop della famiglia di Soumahoro

Dario Martini
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Le cooperative della suocera di Aboubakar Soumahoro sono arrivate al capolinea. Gli ispettori inviati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno proposto lo scioglimento del Consorzio Aid e la liquidazione coatta della coop Karibu impegnate nell'accoglienza dei migranti. Come ha spiegato lo stesso Urso in un question time alla Camera, sono state riscontrate «irregolarità non sanabili». Occorre ricordare che il parlamentare autosospesosi da Verdi e Sinistra non ha mai svolto incarichi nelle cooperative in questione e non è sotto indagine, al contrario della suocera Marie Therese Mukamitsindo, indagata dalla Procura di Latina per malversazioni, truffa aggravata e false fatturazioni. Soumahoro ha detto che i suoi familiari non lo hanno mai messo al corrente di alcuna problematica, tranne il mancato pagamento degli stipendi di cui gli aveva parlato la moglie Liliane Murekatete, che fino alla scorsa primavera ha lavorato in Karibu. Eppure ora si apprende, come ha riferito Urso in aula, «che dal 2017 al 2019 la prefettura di Latina, a seguito di 22 ispezioni, ha applicato 491.000 euro di sanzioni a Karibu. E che dal 2018 al 2022, a seguito di 32 ispezioni, sono state comminate sanzioni nei confronti di Aid per 38.000 euro».

 

 

Il ministro ha ricordato anche che l'Ispettorato territoriale del lavoro di Latina «ha ricevuto 20 richieste di intervento concernenti le coop in questione e ha attivato le procedure conciliative per il riconoscimento degli emolumenti dovuti ai lavoratori». Procedure portate avanti grazie al sindacato Uiltucs di Latina. Urso ha ripercorso le indagini che gli ispettori hanno condotto nelle ultime settimane: «Il 28 novembre è stato effettuato l'accesso presso la sede legale del Consorzio Aid. Gli ispettori hanno riscontrato l'assenza di un reale e autentico scambio mutualistico, l'assenza di partecipazione dei soci alla vita democratica e alle decisioni dell'ente, ed è stata accertata la natura di cooperativa e non di consorzio, in quanto l'Aid di Latina non risulta espletare attività di coordinamento di cooperative collegate». Per questi motivi ne è stato proposto lo scioglimento. La società ha tempo 15 giorni per presentare le sue controdeduzioni. Nel caso in cui vengano rigettate, il Ministero si attiverà con un decreto direttoriale di scioglimento. Sulla cooperativa Karibu, invece, gli ispettori inviati dal Ministero «al primo tentativo di accesso hanno trovato i locali chiusi. Dopo aver avuto finalmente accesso a seguito di diffida, hanno acquisito la documentazione rilevante. Martedì si è conclusa l'istruttoria culminata con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento». Urso ha annunciato che nominerà a breve i commissari liquidatori.

 

 

Proprio ieri, mentre il ministro riferiva in Parlamento, la moglie di Soumahoro ha deciso di parlare. Un lungo sfogo raccolto dall'Adnkronos. «Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato». Murekatete punta il dito contro il sistema mediatico: «La narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza», afferma Liliane, che precisa: «Non faccio più parte della cooperativa» Karibu «né come membro del cda, né come socia né tantomeno come dipendente». A Murekatete non sono stati perdonati i selfie con abiti e borse firmate: foto che hanno spinto i suoi detrattori a coniare il soprannome di «Lady Gucci». Ma lei non ci sta: «La costruzione del racconto mediatico volto a rappresentarmi come una cinica "griffata" e ad affibbiarmi icastici titoli derisori è artatamente falsata». Inoltre, «si sorvola sul fatto che anch'io, che peraltro sono in aspettativa dall'aprile 2022, sono in attesa degli arretrati. Il sottotesto della narrazione esclude a priori l'ipotesi che possa esistere una donna africana benestante (e/o che possa diventarlo onestamente) e men che mai che possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali».

 

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