Processo Rigopiano, l'accusa della Procura: "L'hotel era una trappola"
«L'hotel Rigopiano era divenuto una trappola». Lo ha detto il pubblico ministero, Anna Benigni, che ieri, con la sua requisitoria, ha aperto la discussione del processo penale, con rito abbreviato, sulla tragedia all'albergo Rigopiano di Farindola (Pescara), distrutto da una valanga il 18 gennaio 2017 che provocò 29 vittime.
Video su questo argomento Davide Di SantoLa lotta con la neve di Rigopiano. I vigili del fuoco ricordano la tragedia
La pm ha ripercorso i fatti di quei giorni, sottolineando che gli enti territoriali Regione, provincia e prefettura di Pescara, incluso il Comune di Farindola, avrebbero dovuto attuare azioni di previsione e prevenzione poiché il rischio valanghe, dal 14 gennaio, era concreto. Benigni ha evidenziato il malgoverno degli enti locali, parlando di «omissioni sistemiche» sulla tragedia. Gli imputati sono 30, tra questi una persona giuridica, la società che gestisce il resort, accusati a vario titolo di omicidio colposo e plurimo, lesioni, falso e depistaggio. Il pm Benigni ha rimarcato anche che alle ore 12.30 del giorno precedente la tragedia, il 17 gennaio, dall'albergo era stato chiesto l'invio di turbine per sgomberare la strada provinciale numero 8 che conduceva al resort, impraticabile per la neve. Intervento che era stato richiesto anche il 18 gennaio, gli ospiti volevano andarsene da lì, soprattutto dopo il terremoto. «Abbiamo atteso da 6 anni questa giornata e l'ultimo anno è stato ancora più duro», ha detto Gianluca Tanda, fratello di Marco Tanda, il 25enne, pilota di Ryanair, morto sotto le macerie dell'albergo con la fidanzata Jessica Tinari. «Risentire quel percorso fa male, fa rabbia e soprattutto ti giri, ti guardi con gli altri e vedi delle mamme che ancora piangono - ha aggiunto Tanda, che è presidente del comitato delle vittime - È segno che non era vero quando dicevano che il dolore un pò si affievolisce con il tempo. No, no il tempo non guarisce. Anzi!». Per molti familiari fa rabbia il fatto che «si poteva evitare la tragedia» come dice la Benigni nella requisitoria che evidenzia «cose che denuncio da tempo - ha continuato Tanda - Per me le grandi responsabilità sono a livello politico, a livello regionale anche a livello di affrontare l'emergenza in modo adeguato. Non lo dico solo io a questo punto, ma sono contento di leggerlo tra le righe dei super periti che ha nominato il giudice». Tanda fa riferimento alla superperizia con la quale il giudice per l'udienza preliminare, Gianluca Sarandrea, ha cercato di far luce anche su un eventuale nesso tra il terremoto del mattino e la valanga che ha travolto il resort, ma su questo i consulenti sono stati molto cauti. La requisitoria andata avanti per circa cinque ore e nel tardo pomeriggio di ieri ha iniziato l'altro pm, Andrea Papalia, che concluderà oggi.
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