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Soumahoro, la rivelazione di don Pupilla: "Avvisai Fratoianni del rischio autogol"

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La vicenda Soumahoro continua a sollevare polemiche. Questa volta a parlare è don Andrea Pupilla, responsabile della Caritas di San Severo. "Siamo stati accusati da Soumahoro di lucrare nei campi dei migranti. Sentire questi attacchi e sapere poi dell’inchiesta sulle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera mi ha amareggiato. Il suo atteggiamento è stato per lo meno incoerente" spiega Pupilla riferendosi alla situazione di ’Torretta Antonaccì', uno dei ghetti di migranti nella provincia di Foggia.  

Pupilla denuncia come, negli ultimi tempi, nell'area di Torre Antonacci "si respira grande tensione e non è facile lavorare, anche grazie a lui. L’attività di Soumahoro nei campi del foggiano, solo virtuale e tesa ad accendere fuochi, non l’abbiamo denunciata ora", prosegue il sacerdote. "Quando è stato candidato, ho scritto personalmente all’onorevole Fratoianni in privato, dicendogli che stavano facendo un autogol ma naturalmente non mi ha risposto: evidentemente ha prevalso il racconto virtuale del leader di una nuova sinistra. Nel virtuale molte cose sono costruite e artefatte ma poi la realtà è diversa. Noi nella realtà ci siamo da tempo, nel virtuale non ci rifugiamo" continua. Don Pupilla è un fiume in piena: "Soumahoro avrebbe dovuto collaborare e mediare con le altre organizzazioni e con gli altri sindacati perché le condizioni dei campi sono talmente complicate, fango e pioggia d’inverno, caldo asfissiante e aria irrespirabile per i rifiuti d’estate, e il tema è talmente complesso che mi chiedo: ’dove vai da solo?’". Don Pupilla spiega come "Questa è una battaglia che dobbiamo combattere uniti comprese le istituzioni.  Invece abbiamo assistito all'arrivo di personaggi come Soumahoro, ma ce ne sono anche altri - sottolinea il sacerdote - che ogni tanto vengono da fuori e accendono fuochi quando invece ci sono persone che nel fango ci stanno ogni giorno e lui non mi sembra che fosse presente in modo continuo. Non abbiamo bisogno dei Soumahoro di turno o di chiunque altro che venga da fuori oppure ben vengano ma questi problemi si affrontano insieme e uniti. In un periodo del genere chi si erge a paladino dei diritti dei poveri e degli sfruttati non può accusare di fare business chi come noi sta nel fango e nella melma'', conclude il sacerdote. 

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