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Caso Soumahoro, il sindacato dei braccianti nella stessa sede delle coop

Dario Martini
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Aboubakar Soumahoro non ha niente a che vedere con le coop di famiglia finite nella bufera per gli stipendi non pagati. Lo va ripetendo da giorni. «Stanno provando a infangare la mia persona», ha spiegato più volte. Due giorni fa si è sfogato anche su Facebook, con un video subito diventato virale, in cui tra lacrime e singhiozzi si scaglia contro i suoi non meglio precisati accusatori: «Mi volete morto, ma non ucciderete le mie idee». Non c’è motivo di dubitare della parola del parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. Intanto, però, emerge un particolare che lega, almeno "geograficamente", il deputato con le coop attive nell’accoglienza dei migranti e riconducibili alla moglie Liliane Murekatete (consigliera della coop Karibu) e alla suocera Maria Therese Mukamitsindo (presidente di Karibu e consigliere del Consorzio Aid). La Lega dei braccianti, il sindacato di Soumahoro, infatti, si trova nella stessa sede dove si trovano Karibu e Aid. Al centro direzionale di Latina, in viale Corbusier. Stesso indirizzo, stesso numero civico, stessi uffici al piano terra. Lo conferma la suocera del deputato in un’intervista a la Repubblica: «È una sede come tante altre, lui (Soumahoro, ndr) non ci veniva mai. Ci ha messo un ragazzo per fare campagne di sensibilizzazione sui braccianti sfruttati». D’altronde, anche la moglie conferma la versione per cui il marito non ha mai saputo nulla degli stipendi non versati ai lavoratori dediti all’accoglienza dei profughi: «In famiglia non ne parliamo mai».

 

 

 

 

Sulle coop sta indagando la Procura di Latina con l’ipotesi di malversazioni di erogazioni pubbliche. Si cerca di capire come mai, nonostante gli 800mila euro di fondi pubblici ricevuti, ci siano buste paga arretrate pari a circa 400mila euro. La suocera di Soumahoro sostiene che i ritardi sono dovuti al fatto che «lo Stato non paga in tempo». Fatto sta, che nei giorni scorsi la Prefettura di Latina si è sostituita al Consorzio Aid per pagare gli stipendi arretrati di 4 dei 26 lavoratori. Come spiega Gianfranco Cartisano, il segretario della Uiltucs Latina che ha raccolto le segnalazioni di lavoratori e migranti, «si tratta di 10-14 mensilità, per arretrati pari a circa 80mila euro, tra mensilità, contributi e tfr». A luglio, infatti, questi lavoratori avevano firmato una conciliazione con il Consorzio Aid in base a cui quest’ultimo si impegnava a saldare a rate. Impegno, come spiega Cartisano, poi disatteso. Per questo motivo è intervenuta la Prefettura, che in base al Codice degli appalti, può sostituirsi alla coop inadempiente. La Uiltucs è stata attaccata dalla suocera di Soumahoro, secondo la quale i dipendenti «sono stati manipolati dal sindacato». Accusa respinta al mittente da Cartisano: «Non accettiamo insinuazioni, le denunce che abbiamo ricevuto sono arrivate spontaneamente da parte di lavoratori in grave difficoltà». Intanto, a Soumahoro arriva la «vicinanza» dell’Alleanza Verdi Sinistra di cui fa parte il paladino dei braccianti. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni esprimono anche «piena fiducia nella magistratura» e, allo stesso tempo, chiedono un incontro a Soumahoro «per poter avere da lui elementi di valutazione su questa vicenda che contribuiscano a fare chiarezza».
 

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