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Savoia in tribunale, vogliono indietro i gioielli della corona da 300 milioni

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I Savoia rivogliono i gioielli della corona, un tesoro da 300 milioni di euro. Il cofanetto in pelle di tre piani protetto da 11 sigilli che contiene il tesoro è depositato alla Banca d'Italia, consegnato nel '46 da Umberto II, ma secondo la famiglia reale le spetta per usucapione. La vicenda, come racconta il Fatto quotidiano, è finita al Tribunale Civile di Roma con la prossima udienza prevista il 10 maggio 2023.

 

In sintesi, o Savoia chiedono ai giudici che il caso venga portato alla Consulta perché la XIII Disposizione della Carta a detta loro p in contrasto con i suoi stessi principi fondamentali e con i diritti sanciti dall’Ue. Si tratta della disposizione tra quelle transitorie e finali della Costituzione secondo cui, tra l'altro, "i beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli".

 

Nello scrigno depositato a Bankitalia un diamante rosa, i collier di perle indossati dalla regina Margherita e la tiara della regina Elena, il vero pezzo forte. I Savoia citano a riguardo i diari di Luigi Einaudi, all'epoca governatore della Banca d’Italia: “Il Re mi riceve come al solito –si legge sul Fatto –e forse un po’ più serio, e mi comunica che in conseguenza degli avvenimenti egli desidera che le gioie così dette della corona non vadano immediatamente in mano ad un commissario (...) Egli desidera che esse siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto”. Per questo ora chiedono il tesoro per "usucapione". 

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