La Ue si vanta di un bluff: “Accolti 112 migranti”. Ma in Italia ne sono arrivati 44.616
Prosegue il braccio di ferro tra il Governo italiano e quello tedesco sullo sbarco delle due navi Ong ferme al largo delle coste siciliane con a bordo, in totale, circa 800 migranti. La fermezza espressa dal nuovo esecutivo sulla vicenda, infatti, ha colto di sorpresa un po’ tutte le cancellerie d’Europa, e in special modo quella di Berlino, la quale non a caso negli ultimi due giorni ha ripetutamente invitato, anche con toni stizziti, l’Italia a fare quello che in Germania ritengano sia niente di più che il suo dovere. Ma le cose, almeno fino ad ora, non sono andate secondo i desiderata tedeschi, anzi: l’Italia ha opposto a più riprese un fermo no agli sbarchi, suscitando crescente irritazione nelle stanze del Bundestag e, per riflesso, in quelle di Bruxelles. Tanto che ieri la portavoce della Commissione Europea, Anitta Hipper, è scesa subito in soccorso delle richieste tedesche, ricordando all’Italia, senza citarla esplicitamente, che «salvare vite in mare è un dovere morale e un obbligo legale di diritto internazionale degli Stati membri indipendentemente dalle circostanze», anche se «la Commissione non è coinvolta nelle operazioni di salvataggio, né nella definizione del luogo di sbarco». Hipper, al fine di perorare la posizione UE, ha poi presentato anche qualche dato riguardo la redistribuzione dei migranti sul territorio europeo, commettendo però un involontario quanto clamoroso autogol. «È stato siglato un accordo di solidarietà – ha dichiarato la portavoce - che rappresenta un passo avanti importante anche per l’Italia. Gli Stati membri si sono impegnati a mettere in atto un meccanismo di solidarietà volontario e i primi ricollocamenti hanno avuto luogo dall’Italia ad agosto e ottobre di quest’anno: 38 in Francia e 74 in Germania».
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Dunque parliamo in totale di appena 112 ricollocamenti in tre mesi, a fronte dei 44.616 migranti sbarcati in Italia nello stesso periodo (fonte: dati Viminale), con l’hotspot di Lampedusa ancora oggi vicino al collasso (1.599 ospiti a fronte di una capienza massima di 350). A complicare ulteriormente questa sorta di «stallo alla messicana» tra Roma e Berlino è intervenuto anche il fatto che una delle due navi Ong ferme al largo della Sicilia, la Humanity 1 con 180 migranti a bordo, batta proprio bandiera tedesca, probabilmente uno dei motivi centrali celati dietro le pressanti richieste teutoniche. Richieste ufficiali giunte peraltro in maniera non proprio ortodossa, attraverso una lettera letta durante la trasmissione «Il Cavallo e la Torre», andata in onda su Rai 3 mercoledì scorso. A rispondere alle dichiarazioni del Governo tedesco ci ha pensato ieri il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il quale ha ribadito con forza come dello sbarco della Humanity 1 «debba farsene carico la Germania», aggiungendo poi che l’Italia non può essere «il terminale di scelte fatte altrove»: «Siamo un Paese serio e sovrano – ha rintuzzato Ciriani - e non possiamo accettare che la Germania decida per conto nostro».
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E sempre ieri, nel bel mezzo del botta e risposta tra Roma e Berlino, è arrivata anche una nota della Ong Sos Mediterranee, in cui viene spiegato che la nave norvegese Ocean Viking, con a bordo 234 migranti, avrebbe chiesto assistenza a Grecia, Francia e Spagna in quanto Malta e Italia non avrebbero risposto alle «ripetute richieste ai centri di coordinamento per il soccorso per individuare un porto sicuro». A rispondere, questa volta, è stato Matteo Salvini, con un tweet lapidario («Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia...»), teso a ribadire ancora una volta l’intenzione del Governo di tenere il punto, affinché anche gli altri Stati europei facciano finalmente la propria parte. E a ribadire la posizione italiana è arrivata anche la dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Ho incontrato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Serve maggior coordinamento europeo, a partire dal dossier migrazioni. Ho ribadito la posizione italiana sulle navi Ong. Devono anche loro rispettare le regole europee. Lavoreremo insieme per la pace in Ucraina». Poi Tajani ha pubblicato anche la foto di una stretta di mano fra lui e Baerbock alla riunione dei ministri del G7.
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