"Se il Covid circola è meno letale", lo studio del team guidato dal virologo Palù
"Come si cambia per non morire", canta Fiorella Mannoia: anche il Sars-Cov-2 muta e, per non scomparire, ora uccide meno. Più circola, insomma, e più la carica virale del Covid scarica" la propria letalità. Questa relazione inversamente proporzionale tra contagiosità e mortalità è stata dimostrata dalle conclusioni di uno studio, appena pubblicato sulla rivista scientifica "Computational and structural biotechnology Journal", e redatto dal team di Microbiologia dell’Università di Padova, guidato dal virologo Giorgio Palù, che è anche presidente dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco).
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"La contagiosità è diventata inversamente proporzionale alla letalità: l'evoluzione del Sars-Cov-2 si sta trasformando in forme più “benigne” rispetto al Covid che abbiamo conosciuto", spiega il professor Palù, che ha più di 40 anni di esperienza nello studio dei virus. E, analizzando proprio i dati matematici della parabola del Covid, "c’è ormai una tendenza di questo virus pandemico a diventare endemico. Fino a diventare persistente come l’influenza, presentandosi con una diffusione a carattere stagionale". Ma già ora, aggiunge il ricercatore, "la variante principale, Omicron, è diventata stabile in Sudafrica, dov’è presente dall’ottobre dello scorso anno. E infatti non si registrano più polmoniti, ma raffreddori, tosse, febbre e mal di gola". Una sorta di sospiro di sollievo rispetto ai duri effetti provocati in questi due anni e mezzo di terapie intensive piene e reparti affollati.
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Nelle conclusioni dello studio, curato insieme a Francesco Roggero e Arianna Calistri, si legge infatti che "l’evoluzione della pandemia di Covid-19 prevede una relazione inversa tra infettività e letalità". Due parametri che "sono guidati da un continuo processo di mutazione, il quale garantisce al virus un vantaggio di sopravvivenza rispetto alla sua stessa virulenza". Anche perché, mentre la letalità di Delta era 1,1 con un tasso di contagiosità pari a 7, ora con Omicron, la contagiosità è raddoppiata (pari a 14) ma a fronte di una virulenza quasi dimezzata (si ferma a 0,6). Questa relazione inversamente proporzionale è stata denominata Costante K dai ricercatori dell’ateneo padovano. Il Team di Microbiologia ha ravvisato lo stesso effetto in ogni virus scatenante di epidemie o pandemia: dal morbillo all’influenza fino all’ebola. La Costante K di Delta è 5,39, mentre quella di Omicron è 5,04. Per il morbillo del 2014 è di 12, invece per l’Ebola registrata in Sierra Leone di 120 e il ceppo influenzale attuale (H3n2) si ferma a 0,21.
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"Sì, è una costante tipica per ogni virus, ed è la prima volta di un’equazione sull’infezione acuta, non cronica, che colpisce l’uomo - spiega il professor Palù - Più è alta la costante, più il virus che stiamo trattando è pericoloso. Tra l'altro è un paradigma che si riflette nel principio dell’evoluzione di Darwin". Dopo la massiccia campagna di vaccinazione e lo sviluppo delle cure e dei protocolli antivirali e monoclonali anche il virus è cambiato: "Sì, e nella maniera che gli permette di sopravvivere, che è poi la stessa che lo rende più contagioso, ma a spese della sua stessa letalità - sottolinea il professor Palù - Perché, essendo un parassita obbligato a dipendere dalla nostra cellula-ospite, è obbligato all’adattamento per resistere, considerato che non ha una vita propria. E quindi, per rispondere a questa esigenza di autoconservazione, si adatta, anche se ciò implica un venir meno della sua virulenza, ossia dell’espressione attuale della sua patogenicità".
Ma questo non vuol dire che il problema è risolto: "Assolutamente, bisogna anzi continuare con le giuste misure di prevenzione come l’uso delle mascherine negli ospedali e nelle residenze sanitarie assistenziali - conclude il professor Palù - la proroga dell’obbligo d’indossare i dispositivi di protezione individuale è stata una giusta misura di buon senso. E anche la campagna di vaccinazione deve andare avanti, soprattutto per la fascia d’età degli over-60, che è stata la più colpita dalla letalità del virus". Perché la Costante K del Covid è molto meno alta di quella dell’ebola, però non è ancora così ridotta come quella dell’influenza. Quindi, mentre il virus cambia per non morire, bisognerà continuare a fare attenzione a "come si cambia per non soffrire", proprio come canta Fiorella Mannoia e, ovviamente, anche a "come si cambia per ricominciare".