Da Meloni a Roccella cattolici a testa in giù. La campagna choc pro aborto
Giorgia Meloni, Lorenzo Fontana, Maurizio Gasparri ed Eugenia Roccella. Tutti raffigurati a testa in giù, in un sordido riferimento a piazzale Loreto. In una serie di storie pubblicate su Instagram nei giorni scorsi il movimento femminista Non una di meno illustra così gli esponenti del governo di centrodestra che hanno manifestato un'idea diversa dalla loro sul tema dell'aborto.
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Ad accompagnare le foto rovesciate alcuni slogan del tipo: "Non è il momento di difendere la 194", "Perché non voglio mai più che vengano imposti 7 giorni di attesa a una persona che vuole abortire", "Perché vogliamo molto più di 194", "Perché una legge che glorifica la maternità come valore sociale non sarà mai una legge adatta a tutelare l’aborto", "Perché l’obiezione di coscienza è una forma feroce di violenza e una negazione di assistenza medica", riporta il Timone.
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Siamo di fronte al solito coro politicizzato che suggerisce che dietro c'è solo odio strumentale, dal momento - ad esempio - che il tema delle leggi che regolano il diritto all'aborto è di competenza del ministero della Salute, non certo di quello della Famiglia, Natalità e Pari opportunità. Ma a testa in giù, nelle stories dell'associazione femminista, c'è finita la ministra Roccella. Oltre che Gasparri, il presidente della Camera Fontana e la stessa premier.