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Mimmo Lucano, in Appello chiesti 10 anni e cinque mesi per l'ex sindaco di Riace

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Tommaso Carta
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Dieci anni e 5 mesi di reclusione. Li ha chiesti ieri, a conclusione della sua requisitoria nel processo d’appello in corso a Reggio Calabria, il sostituto procuratore generale Antonio Giuttari, per l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano, accusato di associazione per delinquere, truffa, peculato e abuso d’ufficio in relazione alla gestione dei progetti per l’accoglienza dei migranti nel piccolo centro del reggino considerato un modello di integrazione. Lucano, in primo grado, era stato condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione. L’ex sindaco di Riace, al momento della richiesta, non era in aula, dov’è rappresentato dai suoi legali Giuliano Pisapia e Andrea Daqua. Insieme con Lucano, in primo grado, erano state 17 persone che collaboravano con lui.

 

 

Tra le pene più alte, l’accusa ha chiesto 8 anni e 10 mesi per Fernando Antonio Capone, condannato in primo grado a 9 anni e 10 mesi; per Pietro Curiale il pg ha chiesto 4 anni e 8 mesi di carcere a fronte dei 9 anni e 10 mesi inflittigli in primo grado. Per Cosimina Ierinò, il pg ha chiesto 8 anni ed un mese a fronte degli 8 anni e 10 mesi inflitti in primo grado; per Anna Maria Maiolo sono stati chiesti 4 anni e 8 mesi a fronte dei sei anni comminati in primo grado. Quattro anni e sei mesi sono stati richiesti per Salvatore Romeo, condannato in primo grado a sei anni di carcere e per Maria Taverniti 4 anni e 4 mesi a fronte di una condanna a 6 anni e 8 mesi in primo grado. Per Jerry Tornese il pg ha chiesto 5 anni, a fronte della condanna a sei anni riportata in primo grado, mentre per la compagna di Lucano Lemlen Tesfahum l’accusa ha chiesto 4 anni e 8 mesi di reclusione a fronte dei 4 anni e 10 mesi inflitti dal Tribunale di Locri. Richiesta di conferma della pena a 4 anni per Gianfranco Misuraca.

 

 

«I reati contestati a Lucano sono insussistenti» ha affermato, incontrando i giornalisti, il difensore Giuliano Pisapia. La prossima udienza si terrà il 30 novembre. «In quell’occasione - ha proseguito Piesapia - spiegheremo i motivi del nostro appello e speriamo in un esito positivo del processo». Il penalista, eurodeputato del Pd, ha parlato di «requisitoria pacata dei pubblici ministeri, ma non condividiamo sia le richieste di condanna, sia le motivazioni». Commentando la sentenza di primo grado, Domenico «Mimmo» Lucano affermò di essere stato condannato «per aver affidato in modo diretto a due cooperative la gestione dei rifiuti, che per noi - disse - era l’unico modo per sottrarci dal dominio di un’unica ditta partecipante che trattava anche rifiuti pericolosi, una risorsa per dare lavoro a immigrati e disoccupati».

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