Caro bollette, Rsa a rischio chiusura. L'associazione nazionale lancia l'allarme
L'avamposto tra la morte e la difesa degli anziani. Ad un passo dal baratro durante il Covid, messe in ginocchio dal caro energia. Le Rsa sono oggi ad un bivio: impossibilitate ad abbassare le temperature del riscaldamento durante i mesi invernali, o riceveranno un sussidio da parte dello Stato o dovranno, inevitabilmente, aumentare le tariffe. E non di poco. Un grido di allarme che la politica pare non essere in grado di ascoltare. Barbara Cittadini è il presidente nazionale di Aiop, l'associazione italiana di ospedalità privata che riunisce ben 574 strutture.
Il Covid ha rappresentato una prova durissima per le Rsa. Qual è stata la difficoltà maggiore e quale il ricordo più bello della pandemia?
“La crisi che abbiamo vissuto ha evidenziato carenze strutturali e di programmazione e ha avuto effetti sull’intero tessuto socio-economico italiano, ma la capacità di reazione del sistema è stata immediata e straordinaria. Proprio le Rsa hanno dovuto rispondere alla, ancor più stringente, necessità di limitare il contagio per tutelare una fascia estremamente fragile della popolazione, come quella degli anziani, che ha pagato il prezzo più alto. Abbiamo adottato tutte le misure necessarie, come quella di non consentire le visite dei parenti, consapevoli che, privare un anziano o una persona non autosufficiente degli affetti più cari, vuol dire privarli di un contatto quanto mai fondamentale per la loro stessa esistenza.
Caro bollette, è corretto affermare che senza un intervento immediato del governo, c'è il rischio concreto che una parte delle Rsa chiuda e una parte sia costretta ad aumentare le proprie tariffe?
“Nonostante l’incremento esponenziale dei costi dell’energia, continuiamo ad assicurare il diritto alla salute ai cittadini. Le strutture Aiop non faranno mai venire meno il proprio ruolo determinante nella tutela della salute pubblica ma occorre gestire, immediatamente, questa crisi che rischia non solo di compromettere l’equilibrio economico finanziario delle aziende ma, anche, di non potere più garantire le prestazioni e i servizi a una popolazione che riesce, già adesso, con difficoltà a fruire pienamente del proprio diritto alla salute a causa delle lunghissime liste d’attesa. È chiaro che, in tal senso, è necessario intervenire sul sistema a partire dall’adeguamento delle tariffe che devono essere definite in base a procedure scientificamente accurate, che tengano nella dovuta considerazione i maggiori costi di produzione, il costo del personale e delle nuove tecnologie.
Perché, da parte della politica (tranne rari casi) c'è così poca attenzione al vostro comparto? Eppure si tratta di un settore che dà lavoro a migliaia di dipendenti.
“La componente di diritto privato del servizio sanitario nazionale esercita un ruolo essenziale nel garantire il diritto universale alla salute, l’unico riconosciuto come fondamentale dalla nostra Costituzione. La politica, sovente, non ci ha consentito di accedere alle misure di sostegno previste per quelle di diritto pubblico. Dalla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza di settembre 2022, per altro, emerge che le risorse per la sanità registrano una riduzione di 4,6 miliardi e il rapporto della spesa sul Pil si attesterà al 6,1%, a fronte del 6,2% indicato ad aprile 2022 nel DEF, nettamente inferiore alla media Ocse pari al 7,4%. La spesa sanitaria subirà, quindi, una riduzione di 2,3 miliardi (-2,3%) a partire dal 2023, di ulteriori 3 miliardi nel 2024 ed è previsto, nel 2025, un lieve incremento pari a 720 milioni, comportando, inevitabilmente, ulteriori ritardi nella gestione delle liste di attesa o di altri fenomeni drammatici come la mobilità passiva non fisiologica e la rinuncia alle cure. L’auspicio è che il nuovo Governo inverta tali previsioni e rimetta al centro dell’agenda politica la sanità e la salute della popolazione”.
Una richiesta di aiuto che giunge anche dalla Toscana. Massimo Mattei, ex assessore a Palazzo Vecchio, presidente della cooperativa Il Borro, presente in 18 residenze, con una gestione diretta e indiretta di 800 posti letto, ha affidato alla propria pagina Facebook alcune considerazioni. Condite da una malinconia evidente, che traspare, riga dopo riga.
“Non metto la foto delle bollette della luce degli ultimi mesi da me, in casa di riposo, confrontandoli con quelle dello scorso anno nello stesso periodo. Credetemi sulla fiducia, sono aumentate in modo esponenziale. Ieri ci sono arrivate le nuove tariffe con i relativi conguagli del gas ed i costi sono triplicati. In un settore dove non si può abbassare di due gradi la temperatura come negli uffici pubblici, oppure posticipare l'accensione del riscaldamento (che infatti in alcune ore del giorno è già acceso) per esempio. Si può stare attenti, e lo si fa: che non ci siano luci accese inutilmente, che non ci siano perdite oppure sprechi. Ma sono risparmi marginali, che si fanno comunque, perché l'energia mi hanno sempre insegnato a non sprecarla e lo si fa anche ormai per sopravvivere. Ieri un'azienda che collabora con noi ha visto la bolletta passare da 33000 euro a 360000 e ha già annunciato la cassa integrazione per molti lavoratori. Ci sono imprenditori che non hanno portato i soldi all'estero e che non hanno comprato ville incredibili negli anni dove gli affari andavano bene. Che magari hanno reinvestito gli utili per migliorare il prodotto offerto, e pur togliendosi anche qualche soddisfazione personale, hanno comunque preferito lasciare i soldi in azienda per i momenti meno felici. Ce ne sono altri che hanno messo i propri beni a garanzia per poter andare ancora un po' avanti. E sono la maggioranza, credetemi anche questa volta. Gli imprenditori non son tutti evasori e dietro le partite Iva ci sono storie e persone che ormai non ce la fanno più. Un amico ristoratore giorni fa davanti alle mie paure ha detto sono tranquillissimo Massimo perché chi ci governa dovrà fare qualcosa per forza, altrimenti si chiude tutti. Io spero che venga fatto qualcosa. Lo spero perché è l'ultima speranza. Come spero nella politica che possa svolgere un ruolo di aiuto, possa avere una funzione salvifica; e se lo farà la Meloni ringrazierò la Meloni, avrei preferito fossero stati i miei, ma non si può avere tutto dalla vita. Primum vivere. Dopo due anni e mezzo di pandemia, una guerra e l'energia che va alle stelle faccio anch'io un appello: fate presto. Presto. Non reggiamo più. Se crollano le aziende crolla ogni cosa. Ho l'idea che per qualcuno questo passaggio ancora non sia chiaro”.
Imprenditori, persone da sempre attente al benessere degli ultimi, dei più deboli, degli anziani che oggi lanciano un appello. Ad un centimetro da un baratro profondo. Che potrebbe trasformare, e non in meglio, il nostro Paese.