Energia, Descalzi terrorizza gli italiani: “L'inverno più duro non sarà questo”. Ci aspetta il peggio
Un punto sulla crisi energetica che sta travolgendo l’Europa. L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, ha parlato oggi a Bergamo nell’incontro annuale di Cultura Italiae tracciando un quadro dell’emergenza, a partire da quella legata al gas: “Sui prezzi del gas c’è stata speculazione ovviamente, ora stanno scendendo anche per via dei minori consumi stagionali. Tra fine settembre e inizio novembre si spengono gli impianti di climatizzazione e non c’è ancora il riscaldamento e poi i sistemi energetici si adattano, i consumi si sono ridotti del 10-15-20%, dipende dai settori, anche per maggiori efficienze. Noi ad esempio in alcune raffinerie non usiamo più gas, solo gas sintetico ottenuto trasformando il bitume e risparmiando 1 miliardo di metri cubi. Il gas russo rappresentava gran parte dell’approvvigionamento, ora è sceso al 9%, il sistema l’ha sostituito attraverso i rigassificatori che erano mezzi vuoti e si sono riempiti. L’Algeria ha dato tre volte il gas che dava prima, la Norvegia un po’ di più, ma non c’è mai stato un momento in cui la domanda di gas superasse l’offerta. In Italia la domanda era di 150 milioni di metri cubi al giorno e l’offerta di 200, in Europa di 650 milioni al giorno e l’offerta è di un miliardo. Dato che i prezzi vengono fatti sul gioco tra domanda e offerta non si vede come mai il gas fosse così caro”.
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Descalzi ha avvertito gli italiani, che dovranno aspettare ancora diversi mesi prima della fase più dura, che non è quella alle porte: “Senza le infrastrutture, ossia rigassificatori e stoccaggi più ampi, l’inverno più difficile sarà quello del 2023-24, non quello del 2022-23. Nel sistema energetico - ha ammonito - bisogna essere sovrabbondanti, se rimani a regime, a break even, e succede qualcosa vai in affanno. In questi anni abbiamo dato per scontato che l’energia fosse sempre disponibile, ma i nostri rigassificatori sono un terzo di quello che dovrebbero essere, e non abbiamo stoccaggi, l’Italia è un grande mercato di trasformazione che non ha energia. Come Eni abbiamo portato gas - aggiunge - ma il sistema è fatto dalla materia prima e dalle infrastrutture, senza di queste non riesci a farcela. Noi porteremo 7 miliardi di gas liquido dal 2023 via nave, ma se non ci sono rigassificatori vanno da un’altra parte. Il sistema deve essere sovrabbondante sia sulla materia prima che sulle infrastrutture, con questi i prezzi calano immediatamente”.
L'energia è la nuova patrimoniale
“L’Europa - prosegue l’ad dell’Eni - non è uno Stato ma è fatta da diversi Stati, ci sono interessi divergenti, per questo sul price cap nel gas sono costanti nel non decidere. L’Europa è fatta da diversi mix energetici - conclude Descalzi - da diverse culture, lingue, ricchezze. Si parla di solidarietà ma è una fotografia, l’Europa non riesce a muoversi perché ha voluto essere grande per coinvolgere tutti ma ci sono interessi divergenti. L’Europa come l’Italia non si è mai preoccupata di avere un sistema di sicurezza energetica, perché ce n’era tanta”.
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