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Vaccino, schiaffo di Pfizer all'Europa. Il ceo Bourla si rifiuta di testimoniare sugli sms con von der Leyen

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Dario Martini
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Il numero uno di Pfizer, Albert Bourla, si rifiuta di comparire in audizione al Parlamento europeo. La belga Kathleen Van Brempt, presidente della commissione speciale che indaga sugli acquisti dei vaccini contro il Covid, non può far altro che esprimere «profondo rammarico». L'amministratore delegato del colosso farmaceutico americano era atteso per il 10 ottobre. Sarebbe stata l'occasione perfetta per scoprire cosa c'era scritto negli sms che a inizio 2021 si scambiò con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, prima del terzo contratto da 1,8 miliardi di dosi.

 

Un fatto a dir poco irrituale, in barba alle norme di trasparenza che regolano trattative di questo tipo. Come riporta Politico.eu, il portavoce dell'azienda che produce il siero Comirnaty ha fatto sapere che all'audizione in Commissione, al posto di Bourla, interverrà Janine Small, responsabile del gruppo per lo sviluppo dei mercati internazionali. Non sarà la stessa cosa, dal momento che solo Bourla può fare chiarezza sui messaggi privati ricevuti da von der Leyen. Anche lei si è sempre trincerata dietro il più assoluto silenzio, nonostante che sul caso si sia attivato anche il Mediatore europeo (Ombudsman) Emily ÒReilly, che ha chiesto ripetutamente alla Commissione di produrre quei messaggi.

Lo scorso giugno, quando non era più possibile evadere tale richiesta, la Commissione ha fatto sapere di essere impossibilitata a consegnarli per il semplice fatto che non sono stati conservati. L'Ombudsman si è dovuto accontentare di questa spiegazione: «Quando un documento redatto o ricevuto dalla Commissione non contiene informazioni importanti e/o è effimero e/o non ricade nella sfera istituzionale di responsabilità dell'istituzione, non soddisfa i criteri per la registrazione e, pertanto, non viene registrato. Tali documenti effimeri non vengono conservati e, di conseguenza, non sono nelle disponibilità dell'istituzione». Nei giorni scorsi è intervenuta anche la Corte dei conti Ue, secondo cui la Commissione «non ha rispettato le procedure in uso per i contratti».

 

Nella sua ultima relazione l'organismo di controllo comunitario ha sollevato il dubbio che siano stati acquisti 1,4 miliardi di vaccini di troppo, costati in media 15 euro l'uno. In tutto la Ue ha comprato 4,6 miliardi di dosi, con contratti di «acquisto anticipato» e un esborso di 71 miliardi di euro. Le dosi consegnate da Pfizer sono 2,4 miliardi, di cui 1,8 sarebbero proprio quelle concordate «privatamente» tra von der Leyen e Bourla, quindi al di fuori delle consuete e regolari procedure. La Lega ha presentato diverse interrogazioni per cercare di arrivare alla verità. Ancora oggi continua nella sua battaglia. Per l'europarlamentare Stefania Zambelli, componente della commissione speciale sul Covid, quello di Bourla è «l'ennesimo episodio di una storia piena di lati oscuri». «Prima il caso dello scambio degli sms, in piena pandemia, per negoziare accordi commerciali: messaggi di testo ancora oggi tenuti nascosti, nonostante le richieste del Mediatore europeo, con un atteggiamento vergognoso e del tutto sprezzante della tanto decantata trasparenza da parte delle istituzioni, biasimato anche dalla Corte dei Conti Ue. Dopo il silenzio di von der Leyen, Bourla aveva l'opportunità di fare chiarezza al Parlamento europeo, ma ha preferito svignarsela. Perché tutti questi segreti? Cos' hanno da nascondere ai cittadini europei?».

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