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Nord Stream, la verità sul tubo risparmiato dal sabotaggio. Retroscena di Dario Fabbri

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C'è un aspetto poco considerato della vicenda legata ai gasdotti Nord Stream che riforniscono il Nord Europa e soprattutto la Germania. L'Ucraina accusa apertamente la Russia che avrebbe volontariamente sabotato le infrastrutture provocando perdite ed esplosioni di gas per mettere all'angolo l'Europa, che sta cercando fonti alternative (ma anche costose) alle forniture di Mosca. I russi parlano invece di attacchi occidentali. Più neutri i commenti di Europa e Usa. In questo contesto, il linguaggio diplomatico va "decrittato" con attenzione. "È interessante la cautela, che è molto maliziosa, delle cancellerie europee nell'attribuire ufficialmente delle colpe" gli attacchi, spiega l'esperto di geopolitica Dario Fabbri, intervenuto venerdì 30 settembre a Omnibus, su La7.

 

Per il direttore di Domino ava considerato che "ci sono quattro tubi nel gasdotto. È un po' strano che chi volesse sabotare questo tipo di infrastruttura ne lasci uno in funzione come a dire: comunque nel caso cambiaste idea...". Sembra un "messaggio", spiega Fabbri. Una sorta di avvertimento ai governi europei con in testa quello tedesco come se la Russia lasciasse aperta una porta in vista di novità su possibili negoziati legati alla guerra in Ucraina. Insomma, il principale sospettato è Mosca anche perché Nord Stream era ufficialmente in manutenzione, in questo periodo, e Putin dispone di altri gasdotti per portare il gas in Europa. 

 

Dal canto suo, il Cremlino è tornato ad affermare che i danni provocati al gasdotto Nord Stream sono dovuti a un "atto di terrorismo di stato senza precedenti e non si può fare a meno di una seria indagine internazionale", ha detto Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin. 

 

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