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Papa Francesco firma con i giovani il patto per un'economia di pace

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Papa Francesco rivolge ai giovani l'ennesimo appello per la pace. Proprio nei giorni in cui tra Russia e Ucraina si verifica una gravissima escalation di tensione e violenze, il Pontefice si rivolge, in particolare, alle giovani generazioni e firma con loro un patto per porre le basi di un'economia di pace. Bergoglio è arrivato ad Assisi e con i giovani economisti, imprenditori, "changemakers" riuniti da ogni parte del mondo per l’evento «Economy of Francesco» firma un patto per una «economia di pace», «che contrasta la proliferazione delle armi», «si prende cura del creato» ed è «al servizio della persona».

Il Pontefice nella cittadina umbra resta poco più di 2 ore e nel suo discorso, intervallato da passaggi a braccio, mette in guardia i giovani dalla «gassosità delle finanze», denuncia il fenomeno dell’inverno demografico («conta più avere un rapporto affettivo con i cagnolini, con i gatti e andare avanti così») e la «schiavitù della donna» che «non può essere madre perché appena incomincia a salire la pancia, la licenziano». «Alle donne incinte non è sempre consentito lavorare», lamenta il Papa. E ancora: l’aumento dei suicidi tra i ragazzi e la «carestia di felicità» generata dal consumismo. Francesco quindi esorta i giovani a «fare chiasso», a «diventare artigiani e costruttori della casa comune», che «sta andando in rovina», a custodire la pace e il pianeta. Serve «trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni», afferma. "Voi giovani, con l’aiuto di Dio, lo sapete fare, lo potete fare; i giovani l’hanno fatto altre volte nel corso della storia«, sottolinea. Per il Pontefice serve "un cambiamento rapido e deciso", "non basta fare il maquillage", occorrono gesti di "eroicità" e ricorda che la sostenibilità ambientale è intrecciata a quella sociale, relazionale e spirituale.

 

 

 

Ripetendo ciò che ha scritto nella Laudato sì e cioè «che il grido dei poveri e il grido della terra sono lo stesso grido» rimarca: «Non tutte le soluzioni ambientali hanno gli stessi effetti sui più poveri, e quindi vanno preferite quelle che riducono la miseria e le diseguaglianze. Mentre cerchiamo di salvare il pianeta, non possiamo trascurare l’uomo e la donna che soffrono. L’inquinamento che uccide non è solo quello dell’anidride carbonica, anche la diseguaglianza inquina mortalmente il nostro pianeta». Per il Papa quindi serve tornare alla fonte ispiratrice di «Economy of Francesco», la scelta fatta dal Santo di Assisi dei poveri e della povertà. È a partire dai poveri che occorre guardare l’economia e il mondo: «un’economia di Francesco non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Forse la risposta non è in quanto noi possiamo fare, ma in come riusciamo ad aprire cammini nuovi perchè gli stessi poveri possano diventare i protagonisti del cambiamento». Poi il Papa lascia «tre indicazioni di percorso». La prima è «guardare il mondo con gli occhi dei più poveri», assumere «la prospettiva delle vittime e degli scartati». La seconda è di non dimenticare «di creare lavoro, buon lavoro» per tutti, e di non dimenticare i lavoratori. La terza è: «incarnazione», ossia «gli ideali, i desideri, i valori» devono tradursi in opere concrete. «Il mondo dell’economia lo cambierete se insieme al cuore e alla testa userete anche le mani», ribadisce. Francesco ha concluso il suo discorso recitando una preghiera per invocare la benedizione del Signore su di loro e sui loro progetti. Infine ha firmato il «patto»: che una nuova economia di pace abbia inizio.

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