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Polemica sul Nutriscore: “Incoerente e difettoso”. L'ong dà ragione alla protesta italiana

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Il Nutriscore, il metodo di classificazione in etichetta degli alimenti nato in Francia che va dalla A alla E, è caratterizzato da «incoerenze, mancanze e difetti», che lo rendono «inadeguato a guidare in modo appropriato i consumatori a fare scelte alimentari più salutari». È il giudizio di Safe, una Ong belga che ha condotto un’analisi approfondita del Nutriscore, usato anche in Belgio in diverse catene della grande distribuzione organizzata. Safe ha condotto un’analisi comparativa dei risultati del Nutriscore con quelli di altri sistemi di etichettatura utilizzati in altri Paesi: l’analisi ha appurato che il Nutriscore spesso appare «molto più favorevole» di altri sistemi ai cibi ultra-lavorati e ad elevato tenore di zuccheri.  

 

 

Il comitato scientifico del Nutriscore ha rivisto recentemente l’algoritmo, per migliorare la valutazione di alcune categorie di prodotti, come il pesce grasso, il formaggio, i cereali, gli olii vegetali. Il sistema funziona bene per gli alimenti con diversi ingredienti, come la pizza. Appare invece «inadeguato», riferisce l’Ong, per i prodotti con un ingrediente solo, dato che si riferisce ad un ammontare che non corrisponde al potenziale consumo effettivo. Safe è da tempo critica sull’efficienza del Nutriscore: per la Ong, la recente revisione dell’algoritmo non ha cambiato i punti critici, che restano. Inoltre, secondo Safe, le regole del Nutriscore ingannano il consumatore. Per Safe, il Nutriscore trascura elementi naturali benefici per la salute (vitamine, grassi insaturi, minerali, acidi grassi Omega 3 eccetera), rischiando di indurre il consumatore ad acquistare prodotti con limitati benefici per la salute, scartandone altri. Infine, tralascia informazioni importanti come la presenza di coloranti, additivi e interferenti endocrini. Per Safe, dunque, il Nutriscore è uno strumento «inadatto» ad affrontare un problema serio come l’aiuto al consumatore perché scelga tra prodotti salutari e non, dato che è basato su «criteri incompleti e troppo semplicistici».

 

 

Confederazione Italiana Agricoltori si era scagliata contro il Nutriscore, chiedendo di “contrastare i sistemi di etichettatura come il Nutriscore, che penalizzano il Made in Italy. Tutelare le eccellenze agricole italiane di fronte a ingiustificati rischi per la salute umana e al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità”. Pure Coldiretti aveva alzato la voce: “Chiederemo al governo che si costituirà dopo le prossime elezioni di contrastare fermamente l’introduzione del Nutriscore, un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea, conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute”.

 

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