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Alluvione Marche, unità cinofile, sommozzatori, esperti in topografia e droni per trovare i dispersi

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Proseguono senza sosta le operazioni di soccorso, dopo l’alluvione che ha colpito la regione Marche nei giorni scorsi, in particolare nelle province di Ancona, Pesaro-Urbino, Fermo e Macerata. Sono più di 400 i vigili del fuoco provenienti da ogni parte d’Italia, a lavoro per prestare aiuto alla popolazione, rimuovere il fango, liberare le strade e per gli allagamenti. Gli interventi effettuati sono stati complessivamente 1.163. Ancora in corso anche le ricerche delle due persone che risultano disperse nella zona di Barbara, con unità cinofile, sommozzatori, esperti in topografia e droni. 

 

 

Intanto, è stato trovato lo zainetto da scuola di Mattia, il bambino di 8 anni che la furia dell’acqua ha strappato dalle braccia della madre, nell’ondata di maltempo che si è abbattuta nella zona di Senigallia, la sera del 15 settembre. È stato riconosciuto dai familiari e rinvenuto ieri a circa 8km dal luogo in cui si sono perse le tracce del bambino, lungo la strada tra Ripalta di Arcevia e Castelleone di Suasa. Il padre di Mattia, Tiziano Luconi, è convinto che il figlio sia ancora vivo e «magari aggrappato ad un albero» e di volerlo ritrovare «a costo di ribaltare ogni filo d’erba». «In tre giorni ho dormito tre ore, sono distrutto, ma devo trovare Mattia», ha raccontato Tiziano, che partecipa in prima persona alle ricerche. «Mattia è il mio gnometto speciale, noi stiamo sempre insieme - spiega disperato l’uomo -. Voglio fare un ringraziamento speciale a vigili del fuoco, forze di polizia e volontari. La forza per andare avanti me la dà solo la speranza e la voglia di credere con tutto me stesso che Mattia sia vivo» ha poi concluso. 

 

 

Procedono anche le verifiche e gli accertamenti sul disastro, per accertare possibili cause e responsabilità. La procura sta facendo ispezioni e acquisendo testimonianze informali sull’esondazione. Ieri, i sopralluoghi dei carabinieri forestali e del reparto operativo hanno fatto le prime perlustrazioni dei luoghi dove è mancata la prevenzione, per accertare, in particolare, se gli ultimi lavori fatti sugli argini del fiume Misa non abbiano ulteriormente aggravato la situazione.

 

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