Alluvione Marche, il tragico bilancio è di 11 morti. Ma ci sono ancora due dispersi, tra cui un bimbo
Undici morti e 2 dispersi. È il bilancio del secondo giorno di ricerche dopo l’ondata di maltempo che ha messo in ginocchio le Marche. Nella mattinata del 17 settembre il ritrovamento dell’undicesima vittima, recuperata dai vigili del fuoco a Serra de Conti, in provincia di Ancona. Si tratta di Michele Bomprezzi, il 47enne di Arcevia, la cui auto è stata trovata nel fiume Misa. L’uomo lavorava nelle biblioteche di Staffolo e di Cupramontana ed è il fratello dell’ex sindaco di Arcevia, Andrea Bomprezzi. Mancano all’appello ancora due persone: il piccolo Mattia di 8 anni e Brunella Chiù, la 56enne che era in auto con la figlia.
“Manca l'acqua potabile”. L'alluvione nelle Marche ha devastato la regione
La violenza e l’enorme quantità d’acqua che ieri si è riversata su parte della Regione ha portato all’esondazione del fiume Misa e dei torrenti minori. Tanti i comuni sono ancora sommersi da acqua e fango: in provincia di Pesaro Urbino, Cantiano, Cagli, Frontone, Pergola, Serra Sant’Abbondio; in provincia di Ancona: Sassoferrato, Arcevia, Ostra, Serra de Conti, Barbara, Trecastelli, Corinaldo. La giornata è trascorsa tra il susseguirsi degli allarmi e dei comuni che invitavano a raggiungere i piani alti delle abitazioni e a non uscire, visto che nei territori flagellati dal maltempo acqua e vento, con raffiche previste fino a 90 km orari, non sembrano voler dare tregua. «La situazione è grave», è il grido di allarme che lancia il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti.
"In futuro accadrà ancora". Tragedia nelle Marche: ecco quello che ci aspetta
Mentre si continuava a spalare il fango Michele Castruccio, ristoratore di Senigallia, ha raccontato dell’esperienza che sta vivendo insieme alla moglie e ai due figli. «Abbiamo un ristorante a Senigallia e siamo tornati a casa tardi. Siamo stati avvertiti che ci sarebbe stato un’alluvione, abbiamo avuto il tempo di salvare le macchine perché abitiamo al piano terra e ci siamo rifugiati sul tetto. Abbiamo dormito lì la prima notte. Il giorno dopo abbiamo iniziato a pulire casa. Abbiamo chiamato al comune per chiedere se c’era la possibilità di avere una stanza in qualche albergo ma non ci ha risposto nessuno» ha spiegato.«Io sono un impreditore che paga le tasse e il comune dovrebbe mettersi a disposizione. Questa notte siamo rimasti a casa con i nostri amati cani e gatti perchè non sapevamo dove andare», ha poi aggiunto. «Ora sono qui nel mio ristorante ed è arrivata l’allerta e di salire ai piani superiori ma non sappiamo dove andare, se qualcuno ci venisse ad aiutare sarebbe meglio. Qui piove molto forte e c’è molto vento, noi abbiamo paura», il racconto con la voce che trema.