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Caso Ruberti, l'accusa dell'ex manager della Asl: "I politici volevano favori"

Francesca Mariani
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Parole pesanti, avallate già dai tribunali, quelle che l’ex direttore generale della Asl di Frosinone, Isabella Mastrobuono ha rilasciato all’Adnkronos. I riflettori sugli appalti dell’azienda sanitaria ciociara si sono accesi dopo la pubblicazione del video che riprende la lite tra Albino Ruberti, ex ufficio di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e già braccio destro di Nicola Zingaretti alla Regione e Vladimiro De Angelis, broker assai noto in zona e fratello di Francesco, quest’ultimo presidente del Consorzio Sviluppo Imprese, politico Pd di lungo corso e che, proprio a causa di quel video, ha ritirato la sua candidatura alle elezioni del 25 settembre. Presenti e probabilmente coinvolti anche la consigliera regionale uscente, Sara Battisti - compagna di Ruberti - e il sindaco di Giuliano di Roma, Adriano Lampazzi. Indagando sui motivi delle frasi pronunciate da Ruberti - «a me te compri? me te compri a me?», i riflettori si sono accesi su presunti intrecci tra politica e sanità. Nella relazione che la Asl ha inviato alla Regione infatti le polizze stipulate da Valdimiro De Angelis presso l’azienda sanitaria di Frosinone sono cominciate nel 2014 e poi andate avanti di proroga in proroga per anni per un totale di circa 1,6 milioni di euro.

«Ricordo ancora il viavai di politici nel mio ufficio, a chiedere favori, a spingere persone, a farsi vedere per sondare il terreno. Finché si trattava di un paziente in difficoltà da assistere non mi tiravo indietro, per il resto ho sempre detto no nel modo più assoluto e sulle loro intromissioni sono stata feroce - racconta Mastrobuono - Oggi la lite violenta, le polizze sanitarie rinnovate senza una gara. Come faccio a stupirmi? Questo è solo il primo passo per scoperchiare il vaso di Pandora. Sono stata cacciata perché non ero manipolabile, piacevo tanto ai cittadini (raccolsero mille firme per farmi restare) ma per niente alla politica locale». Isabella Mastrobuono, direttore generale dell’Asl di Frosinone (dove era arrivata a seguito di un concorso) da febbraio 2014 a luglio 2015, prima che le subentrasse il commissario straordinario Luigi Macchitella, firmatario della delibera con la quale si consentiva la proroga dei servizi assicurativi della Asl di Frosinone a Vladimiro De Angelis. «A un certo punto la situazione è diventata molto difficile e il presidente della Regione Lazio, anche allora era Zingaretti, mi disse di venire via da Frosinone, che non era il caso di restare lì, e di andare a Roma a fare il direttore generale dello Spallanzani. Era il luglio 2015 quando fece l’annuncio della mia promozione nella Capitale», racconta l’ex dg. Una nomina, però, poi finita nel nulla.

«Dopo circa un mese, un mese e mezzo - continua all’Adnkronos la Mastrobuono - hanno detto a noi direttori generali che dovevamo fare la valutazione a 18 mesi, che nel mio caso scadevano i primi di novembre. Contrariamente ai miei colleghi, a me dissero che avrei dovuto dimettermi perché non avevo passato la valutazione, mi dissero che se non mi fossi dimessa mi avrebbero rovinato. E così hanno fatto. Il 3 novembre sono stata così cacciata per non aver raggiunto gli obiettivi. Ovviamente non sono rimasta a guardare: ho presentato ricorso al Tar, che mi ha dato ragione. Nonostante la decisione del Tribunale di farmi riavere il posto, non hanno dato seguito alla delibera mantenendo Macchitella commissario straordinario e togliendomi dall’elenco dei direttori generali della regione Lazio. A quel punto si è pronunciato il Consiglio di Stato, ribadendo il raggiungimento degli obiettivi e l’illegittimità del mio allontanamento, obbligandoli a reintegrarmi nell’incarico di direttore generale della Asl pagandomi 250mila euro - sottolinea - lo stipendio cioè dei 18 mesi come dg, i contributi pensionistici più gli obiettivi. A quel punto, avendo vinto anche al Consiglio di Stato, sono stata dal giudice del lavoro per il danno d’immagine. Altri 250mila euro. Hanno pagato tutto. Per quanto mi riguarda ho sempre tenuto la politica lontano dall’azienda. Questa probabilmente è stata la ragione per la quale hanno mandato via me, il mio direttore sanitario e amministrativo. Questa storia non mi ha stupito affatto». 

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