Emergenza inflazione, Amazon Prime Video aumenta il prezzo dell'abbonamento
Dopo Netflix, anche Amazon corre ai ripari. La scelta dell’azienda con sede a Seattle di incrementare i prezzi per il servizio "Prime" negli Stati Uniti ha avuto un seguito anche in Europa. In Italia, per semplificare, la tariffa mensile passerà da 3,99 euro a 4,99, con un aumento percentuale del 25%. Ma il cambio si può notare con maggior evidenza nel contratto annuale, che passerà dal costo odierno di 36 euro a quello di 49,90 (+38,6% !). Ciò accadrà a partire dal 15 settembre 2022, quando la stagione estiva volgerà al termine e gli utenti torneranno a usufruire della piattaforma in maniera più assidua.
In una mail inviata agli abbonati, Amazon ha provato a giustificare la revisione dei prezzi: “E’ la prima volta che modifichiamo il prezzo di "Prime" in Italia dal 2018. Nel frattempo – aggiunge l’impresa fondata da Jeff Bezos – abbiamo ampliato la selezione di prodotti disponibili con consegna "Prime" veloce illimitata, senza costi aggiuntivi; abbiamo attivato e migliorato la consegna di generi alimentari con Amazon Fresh; e abbiamo aggiunto sempre più intrattenimento digitale di qualità, come serie tv, film, musica, giochi e libri. In particolare, Prime Video ha ampliato la raccolta di serie e film Amazon Originals e ha attivato l'accesso allo sport dal vivo, come la UEFA Champions League”. A onor del vero bisogna anche aggiungere che nel confronto con Stati Uniti (+17%), Germania (+30%), e Regno Unito (+20%) - rispettivamente i primi tre mercati nel mondo per Amazon - l’aumento dei prezzi dell'abbonamento annuale in Italia, Francia e Spagna appare molto più incisivo (compreso tra il 38,6% e il 43%).
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Questa è una delle ragioni che ha spinto il Codacons a pretendere un incontro urgente con l’azienda. Infatti, l’associazione per la tutela dei diritti degli utenti e dei consumatori, ha contestato duramente la decisione: “A fronte di una inflazione all’8% Amazon ha deciso unilateralmente di aumentare i costi dell’abbonamento annuale addirittura del +38,6%, oltre 4 volte il tasso di crescita dei prezzi al dettaglio”. Si tratta di “rincari abnormi che pongono gli utenti in una posizione di evidente svantaggio, e sui quali – ha concluso il Codacons – la società deve fare dietrofront”.