Fumata nera sui taxi. “Pronti ad altri scioperi”, è muro contro muro sul ddl Concorrenza
Il muro contro muro tra la viceminsitra per le Infrastrutture e la Mobilità sostenibili Teresa Bellanova e i sindacati dei tassisti sembra non fermarsi più. Il tavolo di ieri, il terzo da quando è esplosa la crisi italiana delle auto bianche a maggio, ha portato all'ennesima fumata nera. Il nodo centrale resta sempre quello dell'articolo 10 del disegno di legge Concorrenza voluto dal governo, che se approvato in istanza finale anche dal parlamento aprirà ad una liberalizzazione totale del trasporto pubblico su ruota non di linea, permettendo così a piattaforme come Uber di entrare in un libero mercato. Le associazioni sindacali chiedono con forza che l'articolo venga stralciato in toto, ma Bellanova ha confermato che non è un'ipotesi da considerare realistica. Dopo l'incontro di ieri la viceministra ha detto che «i principi lungo cui ci siamo mossi e che hanno orientato la proposta avanzata al Tavolo sono evidenti: innovare, semplificare, ampliare le opportunità di lavoro, tutelare e garantire gli interessi generali, ovvero quelli della categoria e allo stesso tempo dell'utenza», aggiungendo che «adesso l'auspicio è che in parlamento si determinino le condizioni per una norma che garantisca le categorie e i cittadini consumatori».
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I tassisti non ci stanno, e tengono a far sapere di voler restare sul piede di guerra. Riccardo Cacchione, leader di Usb Taxi, ha dichiarato che «vigileremo affinché il Parlamento tenga conto del nostro approccio prima in commissione e poi in Aula e affinché la politica mantenga gli impegni in fase di presentazione degli emendamenti. Vigileremo in maniera pressante sui lavori della commissione la prossima settimana e, nel caso, non escludiamo nemmeno l'ipotesi di un nuovo sciopero». Dunque la possibilità di ritornare a farsi sentire con le cattive non è stata ancora scartata. La parte più oltranzista della categoria del resto ha dato filo da torcere al governo, ma anche a tutta l'opinione pubblica, quando il 5 luglio, nel primo giorno di due dello sciopero nazionale, ha tentato un vero e proprio assalto a Palazzo Chigi, scavalcando con forza il cordone di sicurezza delle forze dell'ordine. Il tutto si è concluso con un respingimento della polizia, ma è chiaro che questo precedente ha fatto sì che il tema dei taxi sia tornato nell'agenda delle urgenze del premier Mario Draghi.
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Adesso la palla però passerà al parlamento, dove non è chiaro se ci siano o meno dei deputati o senatori disponibili a intestarsi la battaglia. Per il momento solo una piccola parte della Lega e di Fratelli d'Italia è disponibile allo stralcio totale dell'articolo 10 del ddl Concorrenza, ma resta da capire fino a che punto i tassisti proseguiranno sulla strada del muro contro muro. Sono in molti a sperare che presto si cederà ad un compromesso che potrebbe cambiare per sempre il lavoro della categoria.
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