Vaccino, la Società Italiana d'Igiene sentenzia: “Quarta dose un fallimento”. Il terrore varianti
La situazione epidemiologica della pandemia da Covid-19 è tutt’altro che finita. L’Italia, infatti, proprio in queste settimane, è alle prese con un vero e proprio “boom” di contagi, determinati da Omicron 5 e dalle sue varianti. La Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), a questo proposito, conferma la necessità di mantenere alta la guardia, anche a seguito dell’aumento dei soggetti ricoverati. Un’attenzione che dev’essere mantenuta, da parte degli Operatori, sui sistemi di sorveglianza epidemiologica e virologica senza smantellare le strutture dei Dipartimenti di Prevenzione che hanno effettuato contact tracing, vaccinazioni e tutte le altre misure di contrasto al Covid.
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“Il numero dei contagi – sottolinea il Dr. Antonio Ferro, Presidente della Società Italiana d’Igiene – e quello dei posti letto negli Ospedali mostrano come la pandemia da Covid-19 sia tutt’altro che finita. Il fallimento della somministrazione della quarta dose nei soggetti fragili, inoltre, rappresenta un elemento di debolezza, come il fatto che le ultime varianti siano più ‘permeabili’ non solo ai vaccini, ma anche alle nuove terapie. Ciò che è venuta a mancare, completamente, è stata la percezione del rischio Covid e, inoltre, non è stata fatta un’adeguata campagna di comunicazione sulle categorie interessate”.
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Gli occhi degli epidemiologi e dei genetisti, che seguono l’andamento del Covid-19 su scala mondiale, sono infatti concentrati su una nuova sotto-variante, da monitorare da vicino. “La nuova variante (BA 2.75) è stata identificata in India, con alcuni casi in diversi Paesi a livello internazionale. Potrebbe essere ancora più contagiosa rispetto ad Omicron 5 ed avere maggiori possibilità di contagio anche nelle persone guarite e vaccinate. La Sanità pubblica, quindi, non può permettersi di andare in vacanza. È necessario che ci si prepari in modo adeguato per affrontare la stagione autunnale, puntando ancora una volta sull’uso delle mascherine e sull’adozione del distanziamento sociale in situazioni potenzialmente rischiose” conclude l’analisi il dottor Ferro.
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