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"Roma farà rinascere l'Italia". Il forum de Il Tempo con Angelo Camilli, presidente di Unindustria

Mario Benedetto e Filippo Caleri
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Il Lazio è la seconda regione italiana per Pil: lo sforzo che stiamo cercando di fare in questo anno e mezzo con le istituzioni locali e nazionali è quello di far percepire il nostro territorio come una realtà fatta di imprese e di industrie» dice a Il Tempo Angelo Camilli, presidente di Unindustria, l’associazione locale degli industriali e delle imprese laziali che fanno capo a Confindustria. «Sarà un decennio ricco di opportunità che possono trasformare la regione e Roma. E farle diventare un traino per l’intera economia del Paese» aggiunge Camilli.

Quali sono le prospettive della Regione Lazio in vista delle risorse del Pnrr in arrivo?
«Come associazione già dal 2020 abbiamo manifestato ottimismo, anche se eravamo ancora nel pieno del Covid-19. I segnali di tante occasioni per Roma e per il Lazio comunque già erano abbastanza evidenti. Sono tanti, infatti, i settori di eccellenza nazionale e internazionale. Ai molti punti di forza del nostro tessuto produttivo si sommano le opportunità che avremo con il Pnrr e i fondi di programmazione comunitaria, la vivacità degli investimenti privati e i grandi eventi già in calendario, che porteranno sul territorio una ricaduta economica e occupazionale molto significativa. A questo si vanno ad aggiungere investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, che potrebbero cambiare il volto di Roma e del Lazio. Si può aprire davvero un decennio storico di crescita per la nostra città, per la Regione e per tutta l’Italia».

Pensiamo agli eventi come la prossima Rider Cup, il Giubileo 2026, il Giubileo straordinario del 2033 passando poi per l’Expo 2030. Si parla di un impatto economico di 45 miliardi. Quanto peserà questo sullo sviluppo dell’economia laziale?
«Moltissimo. Noi ci abbiamo sempre creduto. Già da settembre 2020, il mio discorso di insediamento si poggiava su tre progetti fondamentali: Rome Technopole, cioè la nascita di un centro multi-tecnologico, l’economia del mare e il lancio della candidatura di Roma a ospitare l’Expo. Al di là della ricaduta economica che possono generare i grandi eventi si tratta di opportunità perfette per progettare il futuro di un territorio. Dobbiamo pianificare già da adesso come vogliamo strutturare la nostra città con gli investimenti che arriveranno e che potranno rimanere nel tempo come un patrimonio. Noi per quanto riguarda l’Expo stiamo per presentare la Fondazione che sosterrà il Comitato promotore, al cui interno ci saranno tutte le associazioni del territorio e soprattutto le aziende. La Fondazione sarà aperta a tutti i soggetti imprenditoriali che vorranno sostenere la corsa verso Expo 2030».

Le imprese stanno lamentando difficoltà per quanto riguarda l’accesso ai bandi del Pnrr. La vostra associazione sta creando degli strumenti per consentire alle imprese di accedere più facilmente ai bandi?
«È ovvio che si è creata una grande aspettativa da parte del sistema-imprese, soprattutto in un primo periodo in cui c’è stata anche scarsa chiarezza al riguardo. Il nostro Paese non brilla per efficienza sotto questo punto di vista. Il Pnrr è molto ambizioso e difficile da realizzare, ma devo riconoscere che da poco tempo le risorse stanno calando sui territori. Il tema adesso è che le Regioni e i Comuni devono essere in grado di presentare buoni progetti per aver le risorse e costruire gare e bandi di qualità per spendere al meglio i fondi a disposizione. Ci sono un po’ di ritardi presso le piccole amministrazioni, ma noi ci stiamo ponendo il problema di come poter segnalare e comunicare le informazioni ai nostri associati. Attraverso un nostro osservatorio in partnership con l’Università di Tor Vergata e Promo Pa, monitoriamo i principali bandi di gara per poi comunicarli alle imprese attraverso uno sportello sul nostro sito aggiornato settimanalmente».

Uno dei comparti più attivi del Lazio è quello della ricerca, a cui anche voi avete dedicato un progetto importante con i sette atenei principali del territorio.
«Come Unindustria siamo molto orgogliosi del lancio di questo progetto. Abbiamo fatto fino a ora un ottimo percorso di costruzione insieme alle Università, ora entriamo nella fase operativa del progetto. Constatando negli ultimi anni la carenza di una certa unità d’intenti tra le esigenze del mondo delle imprese e quello della formazione, insieme alle grandi opportunità del Pnrr, abbiamo lanciato un progetto chiamato Rome Technopole per creare un nuovo soggetto che si potesse occupare di alta formazione universitaria, ricerca e trasferimento tecnologico, che vedesse al proprio interno la presenza soggetti istituzionali e privati in grado di agire sulla transizione energetica, la trasformazione digitale e il bio-pharma. Questo potrà creare l’opportunità ai giovani di formarsi sulle competenze del futuro ad altissimo livello e alle imprese di investire di più su brevetti e ricerca. Abbiamo già costituito una fondazione aperta con più di 40 imprese, sostenute da Comune, Regione e Camera di commercio. Per noi questo è un punto di partenza, un progetto di lungo termine che dovremo sviluppare nel corso degli anni».

C’è l’ipotesi di attribuire a Roma dei poteri speciali. Questo potrebbe dare uno slancio effettivo per rendere la Capitale e il Lazio più produttivo e efficiente?
«Roma è determinante come traino per tutta la Regione e per l’intero Paese. Il tema dell’assetto istituzionale della Capitale viene trattato già tanti anni. Noi già nel 2016 durante la presidenza di Maurizio Stirpe abbiamo realizzato uno studio con Tor Vergata per capire come fare un nuovo modello organizzativo. La nostra è una città complessa, sette volte più estesa del Comune di Milano, e quindi non può essere gestita con le stesse regole di un Comune da 5mila abitanti. Non eravamo innamorati di una formula di riforma in particolare. Oggi c’è una condivisione bipartisan su una riforma costituzionale in Parlamento entro la fine di questa legislatura, ma i tempi sono molto stretti. Noi senza dubbio daremo il nostro contributo perché il tema è centrale per la competitività e lo sviluppo non solo di Roma e del Lazio ma dell’intero Paese».

C’è anche il tema dell’economia del mare e del verde, che per Roma e il Lazio sono centrali e la questione del porto di Civitavecchia. Qual è la vostra posizione?
«L’economia del mare per la nostra regione è un driver di sviluppo importantissimo. Abbiamo tre porti straordinari, ognuno con grandi peculiarità: Gaeta, Fiumicino e Civitavecchia. Soprattutto quest’ultimo è il secondo porto turistico del Mediterraneo, dopo Barcellona. Grazie anche al nostro lavoro, c’è la proposta della Zls, la Zona logistica semplificata, e il Porto di Civitavecchia è stato riconosciuto dall’Europa come "Porto Core", in seguito alle modifiche apportate al regolamento sulle Ten–T. Ciò significa che ora il porto avrà la possibilità di accedere a ingenti fondi europei, con ricadute positive per l’economia non solo del territorio ma dell’intero Paese. Lo scalo di Civitavecchia, peraltro, ha notevoli capacità di sviluppo industriale, avendo (caso quasi unico in Europa) una zona retroportuale ancora in fase di espansione. Vorrei fare anche qui i complimenti all’ottimo lavoro che sta svolgendo il presidente dell’Autorità Portuale Musolino. Altro fiore all’occhiello, porta d’ingresso del nostro Paese, è l’aeroporto di Fiumicino riconosciuto come migliore aeroporto d’Europa». 

Altro tema chiave è la costruzione di un termovalorizzatore a Roma.
«È molto critica, purtroppo, la situazione del decoro urbano legato al tema dei rifiuti con un danno significativo al brand di Roma nel mondo. Noi sosteniamo, senza se e senza ma, il sindaco Roberto Gualtieri nella sua decisione di realizzare finalmente, un termovalorizzatore nel nostro territorio, perché riteniamo – supportati da studi scientifici e tecnici – che questa è la strada migliore. Con la massa dei volumi di rifiuti che Roma deve gestire non possiamo permetterci di sperimentare, ma dobbiamo adottare delle tecnologie sicure e affidabili, che abbiano il minor impatto ambientale. A Copenaghen c’è un termovalorizzatore che sul suo tetto ha una pista da sci, così come ci sono altri esempi in giro per il mondo e per l’Italia, e ovunque sono esperienze di successo senza impatti negativi. Ci consentirebbe di chiudere il ciclo dei rifiuti e di eliminare il problema delle discariche. La nostra è l’unica città europea insieme a Madrid che fa ancora uso considerevole di discariche».

Sul termovalorizzatore avete avviato un tavolo di confronto con Gualtieri per parlare dei tempi e degli investimenti?
«Ci siamo messi a disposizione sin da subito, già dalla campagna elettorale con tutti i candidati. Ci sono le risorse finanziarie per poterlo realizzare, ci auguriamo che questo percorso possa essere rapido. Un investimento di questo genere ridurrebbe di molto l’impatto ambientale, creerebbe energia per famiglie e imprese e soprattutto andrebbe a ridurre drasticamente le infiltrazioni della criminalità organizzata storicamente attirata dal business dei rifiuti da discarica».

Con quale spirito possiamo guardare agli obiettivi futuri delle imprese del Lazio e di Roma?
«Se riusciremo a fare gli investimenti giusti attraverso i fondi del Pnrr, abbiamo una cornice importante per far sì che il nostro territorio diventi sempre più vivibile e che si realizzi un contesto complessivo che porti a un nuovo percorso di crescita. Dal 2000 al 2017 l’Italia è cresciuta con una media del 3% contro una media europea del 27%. Ci siamo trovati dentro la crisi della pandemia e della guerra con un ritardo già importantissimo. Oggi possiamo imboccare una nuova strada favorevole per le imprese puntando sul sostegno al credito e alla patrimonializzazione e lavorando molto sulle infrastrutture e sulle competenze dei giovani. Questo creerà senza dubbio un beneficio collettivo per tutta la società. Mai come adesso la collaborazione tra istituzioni pubbliche e le parti attive della società con le imprese è fondamentale per cogliere al meglio le opportunità che abbiamo davanti. L’obiettivo deve essere quello di creare una crescita strutturale, e non momentanea. Il nostro impegno sarà sempre massimo». 

(ha collaborato Camillo Barone)

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