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Gas, acqua e grano: le grandi preoccupazione per l'economia. Allarme di Confindustria: scenario inimmaginabile

Luca De Lellis
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Una carenza di materie prime di tale portata non sembrava poter appartenere al 21esimo secolo, un’epoca segnata dalla forte tendenza globalizzante. Eppure, ci ritroviamo a parlare della scarsità congiunta di risorse imprescindibili quali gas, acqua e grano. E, almeno per quel che riguarda due di questi elementi - gas e grano, necessari alla sussistenza umana -, dovuta alle conseguenze devastanti del conflitto che da quasi 4 mesi sta sconvolgendo la politica estera internazionale: la guerra in Ucraina. Non si può propriamente parlare ancora di carestia, ma il taglio dei rifornimenti di questi due beni essenziali non può lasciare tranquillo il nostro Paese. E se al suddetto dato vengono sommati i danni relativi al cambiamento climatico, che stanno provocando il rischio di un razionamento dell’acqua (richiesto dalle regioni), lo scenario che si va delineando nell’economia nazionale è quantomeno preoccupante.

 

 

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, nel corso dell’assemblea di Elettricità futura, ha offerto la sua panoramica riguardo la situazione delicata che sta attraversando l’Italia: “Non possiamo non guardare con grande preoccupazione l'escalation congiunturale dei prezzi delle materie prime e dei prezzi dell'energia, inimmaginabili solo un anno fa. Questo non solo sta determinando una forte spinta inflattiva, riducendo il potere d’acquisto dei consumatori, ma continua a erodere i margini del sistema industriale proprio nella fase in cui è necessario investire di più nelle tecnologie per ridurre l’impatto ambientale”. Tale è la ragione che lo spinge a credere nell’importanza di “sostenere il governo nella proposta di un intervento di regolamentazione del prezzo del gas a livello europeo per contenere la forte speculazione che ha trascinato al rialzo anche il prezzo dell’energia elettrica”. Anche perché la dipendenza dal gas russo non può essere solamente un problema italiano e, soprattutto, è improbabile che possa essere risolto in un battito di ciglia.

 

 

Lo sviluppo economico del Paese è in pericolo, e il governo Draghi è chiamato a un duro lavoro per cercare di attenuare gli effetti negativi della mancata importazione non solo del gas, ma anche del grano, ancora bloccato nei porti ucraini o rubato e trasferito in altri siti dall’esercito di Vladimir Putin. L’acqua, invece, è un rebus ancora tutto da risolvere.

 

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