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Italia senz'acqua, nel Lazio è stato di calamità. Nicola Zingaretti proclama l'emergenza

Martina Zanchi
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La siccità asseta i campi e riduce fiumi e laghi del Lazio ai minimi termini. Non piove da troppo tempo e la crisi idrica è una realtà evidente, tanto da spingere il presidente della Regione a proclamare lo stato di calamità naturale. Nicola Zingaretti firmerà l'atto ufficiale oggi, al più tardi domani. In ogni caso è questione di ore. Il pericolo del razionamento idrico nella Capitale, almeno per il momento, è scampato. Gli investimenti di Acea sull'acquedotto del Peschiera a seguito della crisi del 2017, quando il lago di Bracciano toccò il punto più basso degli ultimi dieci anni a -197,43 cm (il 16 giugno scorso era invece a -107), hanno consentito di mettere in sicurezza la fornitura idrica della città eterna. Al termine della riunione di ieri convocata in Prefettura, per fare il punto della situazione con Acea Ato 2, Protezione civile e assessori regionali alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi, e alle Infrastrutture, Mauro Alessandri, Zingaretti ha precisato che la situazione più grave riguarda le province. In particolare alcuni piccoli comuni del viterbese che non hanno risorse idriche adeguate ad affrontare la siccità. Fa caldo e la pioggia si fa attendere. Verso il fine settimana, peraltro, le temperature nel Centro Italia dovrebbero addirittura aumentare a causa dell'arrivo dell'anticiclone africano «Caronte» che, nel Lazio, promette picchi fino a 38°C.

 

 

Zingaretti ha annunciato che scriverà a tutti sindaci del Lazio per chiedere loro «intanto di adottare provvedimenti preventivi con ordinanze comunali che indicano e attuano forme di risparmio idrico». E in serata è arrivato l'invito del sindaco Gualtieri ai romani di non sprecare acqua. «Le condizioni meteorologiche sono le stesse, se non peggiori, del 2017», ha detto il presidente della Regione, ricordando la crisi di Bracciano. Per questo l'intento è quello di prevenire scenari difficilmente gestibili. La proclamazione dello stato di calamità naturale consentirà alla Regione di mettere in campo immediatamente gli strumenti necessari - ad esempio incrementare temporaneamente l'afflusso idrico da una determinata fonte - qualora e ovunque se ne presentasse la necessità. Ma se in città il disagio, per il momento, è contenuto, il vero dramma lo stanno vivendo le campagne.

 

 

A Latina e a Frosinone sono già iniziati i razionamenti dell'acqua per i terreni agricoli: nel pontino l'erogazione è sospesa tutti i giorni dalle 10 alle 18 e la domenica per tutta la giornata. La razionalizzazione riguarda al momento circa 4000 aziende agricole per circa 15mila ettari di terreno. Nel frusinate si tratta invece di un migliaio di aziende per un'estensione tra i 3000 e i 4000 ettari. Gli impianti vengono chiusi dalle 12 alle 18 e il mercoledì per tutto il giorno. Il problema riguarda anche quei piccoli agricoltori che, in assenza di pioggia, devono sollevare l'acqua dai pozzi con pompe a gasolio. Il rincaro del costo del carburantre sta rendendo questa operazione particolarmente onerosa. Sullo stato di calamità Coldiretti ha chiesto nelle scorse ore un confronto alla Regione. Secondo David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio «chiediamo anche l'intervento della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico».

 

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