Edilizia in calo dopo 8 mesi. Operatori infuriati con il governo: “Colpa del caos Superbonus 110%”
L'allarme è stato lanciato dall'Istat: ad aprile l'indice destagionalizzato della produzione nell'edilizia è diminuito dell'1,3% rispetto a marzo. Si tratta della prima flessione congiunturale dopo otto mesi consecutivi di crescita, tanto che a livello annuale il dato resta positivo, pari a una crescita del 16,9%. Ma è innegabile che i dati dell'ultimo mese analizzato segnalano un'inversione di tendenza. E la motivazione, secondo quanto spiegano tutti gli operatori del settore, è soprattutto la confusione normativa generatasi intorno al Superbonus 110%. «Certo, pesano aumento dei costi energetici e il caro materiali - dichiara all'Adnkronos Giovanni Pelazzi di Argenta Soa, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende perla partecipazione alle gare pubbliche - ma la situazione è destinata a peggiorare per effetto del pasticcio su Superbonus e bonus edilizi e dei continui cambiamenti delle norme sui lavori incentivati».«Si è intervenuti più volte sulla normativa relativa alla cessione del credito e allo sconto in fattura delle detrazioni che nascono da tutti i bonus edilizi (e non solo dal superbonus), riuscendo - con tali interventi - a far bloccare il sistema dei crediti. Insomma, quello che si sta verificando è un disastro annunciato» accusa invece Confedilizia. «È ormai chiaro come ci sia stata una scarsa valutazione dell'impatto negativo del DL Antifrode sul mercato dei crediti che ha, di fatto, bloccato le cessioni multiple» spiega all'Adnkronos Mirco Mion, presidente dell'Associazione dei geometri fiscalisti». «Il meccanismo si è inceppato anche a causa del blocco delle cessioni ai soggetti terzi, come ad esempio i correntisti delle banche. E dunque, anche a causa della poca chiarezza normativa e delle continue modifiche, le banche si sono irrigidite e sono rimaste in attesa, bloccando non solo l'acquisto dei crediti ma anche la validazione di linee di credito che consentono l'apertura di nuovi cantieri, non erogando i finanziamenti necessari per intraprendere i lavori».
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Per far fronte a queste difficoltà si sta muovendo la politica. «Per riparare servirebbe, come già avvenuto in passato, un rifinanziamento dell'incentivo e una proroga di tempo, almeno fino a dicembre 2023, per effettuare le cessioni del credito maturato agli istituiti bancari. Oltre ad una soluzione attuabile nell'immediato, si rende necessaria una modifica dell'attuale meccanismo di cessione consentendo l'apertura delle cessioni ad altri enti o partite Iva e la possibilità da parte delle banche di compensare i crediti entro 10 anni o convertirli in Buoni del Tesoro poliennali» spiega Elisa Siragusa, deputata di Europa Verde, che annuncia un'interrogazione al Governo sul tema.
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Mentre il Movimento 5 stelle annuncia una serie di emendamenti al proposito al Dl Aiuti: «La nostra proposta- spiegano i deputati Angela Masi, Patrizia Terzoni, Antonio Federico, Riccardo Fraccaro e Luca Sut - prevede che i crediti si possano cedere integralmente o parzialmente e che i crediti per le spese sostenute nel 2021 non fruiti entro l'anno si possano utilizzare anche negli anni successivi. Dal 2022 al 2026 i soggetti bancari e assicurativi possono poi fruire di una ulteriore possibilità di cessione per sottoscrivere emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza non inferiore a 5 anni. Intendiamo poi estendere la possibilità di cedere i crediti alle Pmi che sono clienti degli istituti di credito». Se ne discuterà già questa settimana in commissione Bilancio.
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