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Polizia in strada con il taser, il sottosegretario Molteni: "Più sicurezza". I dati sulla pistola elettrica

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Pietro De Leo
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A Forlì, un giovane che cammina a torso nudo per strada dà in escandescenze. Arriva una pattuglia della polizia, estrae il taser e, senza che venga lanciato il “dardo elettrico”, il ragazzo si calma, permettendo poi ad un’ambulanza del 118 di prenderlo in carico. A Massa Carrara, un uomo sotto effetto di droghe minaccia di sparare con una pistola (poi risultata essere una scacciacani) ad una bombola del gas, rischiando di far succedere un mezzo disastro. Stavolta la polizia il taser lo utilizza, l’uomo viene immobilizzato senza conseguenze fisiche.

A Prato, invece, un cittadino cinese prende a martellate delle panchine in un giardino pubblico e si mostra particolarmente aggressivo all’arrivo dei poliziotti. Anche in questo caso il taser viene utilizzato, consentendo di neutralizzarlo. Quello che può sembrare un collage dai diversi mattinali della Questura è una breve antologia, raccolta in questi ultimi giorni, sull’utilizzo della pistola a impulsi elettrici, entrata in dotazione, con progressiva consegna in tutto il territorio nazionale, per polizia, carabinieri, guardia di finanza. Man mano, anche i Comuni lo stanno adottando per le polizie municipali.

Ma qual è l’esito della prima fase di utilizzo? A spiegarlo è Nicola Molteni, sottosegretario leghista all’Interno (proprio dal Viminale, con Matteo Salvini ministro, partì il percorso di messa a sistema dello strumento).  “Al 7 giugno – illustra durante il congresso provinciale di Napoli del Siulp - la pistola a impulsi elettrici è stata utilizzata complessivamente in 99 casi: 35 si sono conclusi con la sola estrazione del dispositivo, in 24 è stato sufficiente il ‘warning arc’, ossia l’azionamento dell’arco elettrico di avvertimento. In 39 casi è stato necessario il lancio dei dardi elettrici. Nel 60% dei casi, dunque, il taser ha ottenuto l’effetto voluto, ossia quello di fermare un soggetto pericoloso, senza essere propriamente attivato”.

Dunque, un esercizio di piena deterrenza, a smentita delle argomentazioni di certa sinistra che, quando il dibattito sull’adozione dello strumento era in corso, prefigurava rischi per la salute a danno di chi fosse eventualmente colpito dai dardi.  

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