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Ucraina, Paolo Magri (Ispi) rivela il vero terrore di Zelensky: così l'Europa sta facendo il gioco di Putin

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L'attenzione sulla guerra in Ucraina da parte delle opinioni pubbliche occidentali è in calo progressivo. Un fenomeno già visto in altri casi e che potrebbe fare il gioco di Vladimir Putin. Ad analizzare il delicato momento del conflitto che infiamma l'Europa da 110 giorni è Paolo Magri, direttore dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ISPI che lunedì 13 giungi è intervenuto a Omnibus, su La7. 

 

Lo abbiamo visto in Italia e Francia dove si vota, negli ultimi giorni il tema Ucraina è passato in secondo piano e sarà così con l'arrivo dell'estate. Senza contare gli effetti economici del conflitto come l'aumento dei prezzi e la crisi energetica che influenzeranno l'opinione pubblica, spiega l'analista. "Anche in America c'è chi comincia a dire che ora ci sono altri problemi" oltre ad aiutare Kiev, dice Magri secondo cui la posizione intransigente del presidente ucraino Volodymyr Zelensky comincia a non godere più di un sostegno unanime. "È in difficoltà sul piano militare, ormai da due di settimane" e alle forze armate ucraine "mancano le munizioni" mentre le "famose armi non stanno arrivando". I missili a media e lunga gittata e l'artiglieria pesante promessi dall'Occidente ancora non si vedono afferma l'analista. Siamo a uno "snodo delicato" e le opinioni pubbliche "stanno capendo che tutto questi ha dei costi", sintetizza Magri secondo cui questo scenario "potrebbe fare il gioco di Putin". 

 

Il direttore dell'Ispi valuta come un passo positivo per l'Europa il viaggio a Kiev di Draghi, Maccrion e Scholz anche se bisogna capire "ccosa diranno a Zelensky". Per l'analista il "piano folle di Putin" è frutto della decisione di un solo uomo, i progetti dell'Europa sono fumosi. Urge trovare una linea comune mentre dal campo di battaglia arrivano segnali importanti. La conquista completa del Donbass potrebbe essere questione di giorni, fa sapere Magri.

 

Ma quello che può succedere dopo è un'incognita. Il rischio è che l'epoca della "coesione a tutti i costi" nel sostegno all'Ucraina sparirà con l'estate. "Pensate all'Afghanistan, abbiamo pianto per un'estate il dramma degli afghani" e ora non ne parla più nessuno, ricorda Magri: "Ma qualcuno pensa che la situazione è cambiata? Semplicemente non ne parliamo più. Il terrore di Zelensky è che succeda qualcosa di simile all'Ucraina". Un "dimenticatoio" che sarebbe inevitabile con lo "stallo", con una situazione di guerra a bassa intensità che lascerebbe tutto com'è per anni. 

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