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Stop armi all'Ucraina, Alessandro Orsini non si tiene su Mario Draghi: è il Lukashenko di Biden

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Continua a sferrare colpi Alessandro Orsini contro Mario Draghi e la strategia del governo sulla guerra in Ucraina "fallita sul campo". Il professore, finito ancora una volta nelle liste di filorussi italiani che hanno agitato la politica negli ultimi due giorni, afferma che il premier "aveva assicurato che l'invio delle armi avrebbe permesso l'uccisione di migliaia di soldati russi costringendo" il presidente russo Vladimir Putin "alla resa", si legge nel suo consueto articolo sul Fatto.

 

Ma le cose sono andate diversamente e l'intensità dell'offensiva russa è cresciuta, Mariupol è stata praticamente rasa al suolo e anche l'ultima resistenza nell'acciaieria Azovstal è stata vinta con tanto di battaglione Azonv finito nelle mani dei russi. Per Orsini le cose vanno al contrario di quanto previsto da Draghi (e dalle forze occidentali, va detto). Ma il premier insiste con l'invio  di armi a Kiev "negando il fallimento macroscopico della strategia Nato in Ucraina", si legge nell'articolo iun cui spicca un curioso parallelismo: "Draghi è il Lukashenko di Biden".

 

In che senso? Orsini spiega che non vuole dire che il premier italiano è come il presidente bielorusso alleato di Putin, ma analogo è il rapporto " di subordinazione diretta" che lega Draghi al presidente degli Sttao Uniti, Joe Biden. 

Lo studioso poi afferma che alcune voci "coraggiose" e la maggioranza degli italiani sono contro all'invio di armi all'Ucraina. Orsini spiega che nei media c'è una "proporzione enorme tra gli opinionisti in campo" perché la "quasi totalità dei volti televisivi appoggia acriticamente il governo Draghi e la strategia mortifera della Nato in Ucraina". E sulle liste di filorussi citate in precedenza, Orsini è ovviamente netto: "In Italia siamo dunque al capovolgimento della realtà che caratterizza le dittature con tanto di liste di proscrizione basate sul nulla", scrive concludendo.

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