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Ucraina, l'errore della propaganda di Zelensky. Dario Fabbri: ora rischia di pagare in prima persona

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È tempo di bilanci, per forza di cose provvisori, nell'ultimo appuntamento dello Speciale La7 sulla guerra in Ucraina che si chiude venerdì 3 giugno con il 100° giorno del conflitto. L'ospite fisso di Enrico Mentana, l'analista geopolitico Dario Fabbri, durante la trasmissione affronta il ruolo per certi versi sorprendente del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, da "anonimo" capo di governo a protagonista assoluto della comunicazione sulla guerra. Cento giorni fa "ci si aspettava che Zelensky fuggisse, ne erano convinti anche gli americani" che volevano portarlo via. "Se la guerra si decidesse solo sulla comunicazione l'avrebbe vinta a mani basse", afferma il direttore di Domino. 

 

"Ha avuto a sua disposizione l'apparato mediato statunitense, ciò che c'è di meglio la mondo, e questo ha avuto conseguenze dirette. Ma Zelensky ha dimostrato di essere un eccellente comunicatore", spiega Fabbri che dall'altra parte della barricata vede una Russia "che ha giocato malissimo le sue carte" nella giustificazione, almeno sui media, dell'invasione. 

 

A prescindere da giudizi morali, l'analista sottolinea come Vladimir Putin non sia stato in grado di mostrare al mondo un casus belli convincente. "Il tema del genocidio ai danni dei russofoni o la realizzazione di armi biologiche sul territorio ucraino" non sono sembrate motivazioni neanche lontanamente sufficienti per giustificare l'azione militare di militare di Mosca, spiega Fabbri. "La propaganda russa, però, è stata efficace per dividere il campo occidentale", afferma l'analista sul tentativo di confondere le acque sull'informazione in Paesi come l'Italia.

 

"La propaganda è stato un elemento decisivo fino a oggi", afferma tirando le somme Fabbri che vede un'incognita drammatica nel futuro di Zelensky. "Arriverà il momento in cui dovrà compiere scelte dolorose", spiega l'analista che si riferisce ai negoziati post-guerra. "Il vero errore di comunicazione di Zelensky è che non sta abituando l'opinione pubblica ucraina all'inevitabilità di certe concessioni". Ha raccontato finora che "si può vincere", sintetizza l'analista, ma quando sarà evidente che i russi non se ne andranno "Zelensky potrà pagare in prima persona", è la fosca previsione di Fabbri. 

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