Violenza sessuale di gruppo, al via il processo al figlio di Beppe Grillo
Al via il processo a Ciro Grillo, il figlio di Beppe Grillo. Il luogotenente dei Carabinieri in servizio alla Compagnia di Milano Duomo che nell’estate del 2019 ha eseguito la perquisizione e i sequestri a carico di Ciro Grillo, il maresciallo dei Carabinieri che presta servizio al Nucleo Operativo di Genova San Martino che ha eseguito le perquisizioni e i sequestri nei confronti di Edoardo Capitta, e ancora, il maresciallo che ha eseguito la perquisizione a casa di Francesco Corsiglia. Sono soltanto 3 dei 7 rappresentanti della Polizia giudiziaria che mercoledì, 1 giugno, saranno chiamati a deporre al Tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, per l’inizio del processo a carico del figlio di Beppe Grillo e dei suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Sono tutti accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa di 19 anni. Lo stupro di gruppo sarebbe avvenuto nel luglio del 2019 nella villa in Costa Smeralda di Beppe Grillo. I ragazzi si sono sempre difesi dicendo che i rapporti fossero «consenzienti» ma per la Procura, che sarà rappresenta in aula direttamente dal Procuratore Gregorio Capasso, la violenza ci sarebbe stata. Sono 7 gli ufficiali di polizia giudiziaria che saliranno sul banco dei testimoni. Prestano servizio tra Milano e Genova, dove risiedono rispettivamente la vittima e i 4 imputati. I 4 giovani, che non saranno in aula, sono stati rinviati a giudizio lo scorso novembre. «Oggi finalmente ricomincio a respirare», aveva detto attraverso la sua legale, Giulia Bongiorno, la ragazza che ha denunciato lo stupro, dopo avere appreso del rinvio a giudizio dei 4 giovani. «La mia assistita è finita sul banco degli imputati», aveva denunciato la senatrice Bongiorno prima di lasciare il Tribunale.
Ma quali sono le accuse contro i quattro imputati? «Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno», «afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka» e «costretta ad avere rapporti di gruppo» dai 4 giovani indagati che hanno «approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica» di quel momento. Sono soltanto alcune delle accuse della Procura di Tempio Pausania (Sassari) a carico dei 4 ragazzi della Genova bene. Pagine su pagine di orrori raccontati dalla giovane studentessa italo-norvegese, di appena 19 anni, che avrebbe subito, quel 17 luglio di tre anni fa. Come si legge nelle carte della Procura «il residence è stato individuato grazie a un selfie scattato» dalla giovane ragazza ed «è riconducibile a Beppe Grillo». Le indagini sono state chiuse per due volte, una prima volta a novembre e una seconda volta a inizio maggio, dopo i nuovi interrogatori dei giovani. E nei mesi scorsi Ciro Grillo è stato riascoltato ma non dal Procuratore, come era accaduto le prime due volte, bensì dai Carabinieri di Genova, su delega del magistrato.
Secondo i magistrati non fu «sesso consenziente», come dice invece la difesa degli indagati. Per l’accusa è stata «violenza sessuale di gruppo». E per dimostrarlo hanno allegato agli atti, il racconto crudo della giovane che spiega di essere stata stuprata a turno. «Verso le 6 del mattino - si legge in un verbale - mentre R. M. (l’amica della vittima ndr) dormiva», scrivono i magistrati, la giovane è «stata costretta» ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box doccia del bagno, con uno dei ragazzi. «Gli altri 3 indagati hanno assistito senza partecipare». Poi un’altra violenza, costringendo la giovane a bere mezza bottiglia di vodka contro il suo volere. La Procura ha anche una serie di fotografie e immagini che ha inserito nel fascicolo. «La ragazza ha poi perso conoscenza fino alle 15 quando è tornata a Palau», scrivono i pm. La «lucidità» della vittima «risultava enormemente compromessa» quando è stata «condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati» l’avrebbero costretta ad avere «5 o 6 rapporti» sessuali.
Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, che negano tutte le accuse di violenza sessuale, a metà luglio del 2019, erano in vacanza in Costa Smeralda, tra serate danzanti al Billionaire e cene con gli amici. Ma una notte, il 16 luglio, come poi ha raccontato la ragazza di 19 anni, si sarebbero resi responsabili di stupro di gruppo. A loro carico ci sarebbero anche alcune fotografie che i consulenti della Procura hanno trovato sui cellulari e qualche intercettazione. La ragazza, che è difesa dall’avvocata Giulia Bongiorno, ex ministra leghista nel primo governo Conte, è stata più volte dagli inquirenti e ha raccontato, fin nei minimi particolari, quanto sarebbe accaduto in quella notte. I magistrati in oltre 1 anno e mezzo di indagini hanno anche messo sotto controllo i telefoni non solo dei ragazzi ma anche di altre persone, tra cui quello di Parvin Tadjik, madre di Ciro Grillo e moglie del comico genovese. La donna, sentita dai pm, ha sempre raccontato che quella sera dormiva nell’appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza, dicendo di non essersi accorta di niente.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, grazie al racconto della vittima ma anche di alcuni testimoni, quella notte di metà luglio 2019, Ciro Grillo e i suoi 3 amici avevano trascorso la serata al Billionaire. Poi, quasi all’alba, avevano lasciato il locale con 2 giovani studentesse milanesi. Le ragazze avevano seguito i 4 giovani nella villa di Beppe Grillo in Costa Smeralda. Solo che su quello che è accaduto qui ci sono diverse versioni. Da un lato la ragazza, che ha raccontato di essere stata stuprata, dopo che l’amica si era addormentata. La giovanissima ha detto di essere stata costretta a un rapporto sessuale con uno dei ragazzi. E poi essere stata stuprata anche dagli altri 3. Per «5 o 6 volte».
Ma la versione fornita dai giovani rampolli della Genova bene è del tutto diversa. Hanno raccontato che il rapporto di gruppo con la giovane c’era stato ma che era «consenziente». E per rafforzare la loro tesi hanno raccontato ai magistrati che li hanno interrogati più volte che dopo il primo rapporto, lei e il primo ragazzo, sarebbero andati insieme a comprare le sigarette, e al ritorno, nella villa del Pevero, a Porto Cervo, lei avrebbe avuto rapporti consenzienti con gli altri 3. E che nei giorni seguenti ci sarebbero stati scambi di messaggi con i ragazzi. La denuncia è avvenuta solo successivamente, quando la ragazza era tornata a casa a Milano, quando ha raccontato quanto avvenuto durante una visita alla clinica Mangiagalli. Una versione che contrasta totalmente con quanto raccontato dalla ragazza, una studentessa italo-norvegese in vacanza con l’amica. Da mercoledì prenderà il via il processo. Ma i 4 imputati non ascolteranno le deposizioni dei 7 ufficiali di Polizia giudiziaria.