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Guerra Russia-Ucraina, per fare la spesa servono 479 euro in più

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Adriano Bonanni
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La guerra in Ucraina pesa su tutti i nostri prodotti di uso comune, dall’energia a quelli alimentari. Per quanto riguarda questi ultimi, secondo uno studio della Coldiretti, la classifica dei rincari è guidata dagli oli di semi, soprattutto quello di girasole (+64%), visto che l’Ucraina è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17% trainati dagli aumenti internazionali del grano e al terzo il burro (+15,7%) che risente della ridotta disponibilità del mais destinato all’alimentazione delle mucche da latte. Anche i prezzi di cibi e bevande sono balzati in media del 6,4% con aumenti a doppia cifra - sottolinea la Coldiretti - anche per la pasta (+14%), carne di pollo (+12%), verdura fresca (+12%) e frutti di mare (+10%). E crescono anche i prezzi di gelati a +10%, uova (+9%) e pane (+8%) rispetto allo stesso periodo scorso anno. Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente - precisa la Coldiretti - anche l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea.

Assoutenti, sulla base dei dati Istat di aprile ha anche calcolato quanto costerà tutto questo per ogni nucleo familiare. «Ogni famiglia - spiega il presidente, Furio Truzzi - solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +479 euro annui. Proprio il forte incremento dei listini nel comparto alimentare ha portato, secondo gli stessi dati Istat, ad una forte riduzione dei consumi alimentari da parte delle famiglie, che si sono ridotti del 6% rispetto al 2021». Rincari mostruosi per quel che riguarda il prezzo del gas, quello che ha inciso più di tutti sull’aumento dei prezzi di tutto il resto. In una audizione alla Camera il ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha spiegato che «il prezzo al PSV (Punto di Scambio Virtuale del gas naturale in Italia) è passato dai circa 20 €/MWh di gennaio 2021 ai circa 100 €/MWh del mese di aprile, con un aumento di quasi 5 volte (e con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 €/MWh nei mesi scorsi). Rispetto invece ai prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, ha aggiunto Roberto Cingolani, «il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha registrato valori record: negli ultimi mesi si sono raggiunti i valori più elevati da quando la borsa italiana è stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 €/MWh”. Questo anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale, «che determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas, i quali fissano il prezzo del mercato all’ingrosso nella maggior parte delle ore». Proprio ieri il costo del gas dopo essere sceso dalla quota «monstre» di 100 euro si era stabilizzato a 86,6 euro a megawattora all’hub olandese Ttf.

Per avere invece un’idea di quanto sia aumento il petrolio basta pensare che a febbraio, prima dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, il prezzo al barile era di 81,24 dollari, oggi invece è a 113,01 dollari.
 

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