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Sei pazienti con vaiolo delle scimmie in Italia, altri casi sospetti. Lo Spallanzani: virus paneuropeo

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I casi di vaiolo delle scimmie riscontrati in Italia sono saliti a sei. Il quinto è riferito a una persona arrivata in Italia dalla Germania che si è recata all’Inmi Spallanzani di Roma. La persona è attualmente seguita dai medici dell’Istituto che fa sapere che il caso ha "caratteristiche cliniche e di trasmissione simili ai precedenti, è stato notificato oggi dall’Istituto Spallanzani. I ricercatori dello Spallanzani hanno inoltre completato la prima fase dell’analisi della sequenza del DNA del Monkeypox virus dei primi tre casi di vaiolo delle scimmie osservati in Italia e seguiti presso l’Istituto romano".

 

I campioni risultati postivi al Monkeypox virus "sono stati sequenziati per il gene dell’emoagglutinina (HA), che consente l’analisi filogenetica del virus, e sono tutti risultati affini al ceppo dell’Africa Occidentale, con una similarità del 100% con i virus isolati dei pazienti in Portogallo e Germania", fa sapere l'Inmi. In sintesi, "potremmo essere anche in Italia di fronte a un virus 'paneuropeo', correlato con i focolai osservati in vari paesi europei, in particolare quello delle Isole Canarie. Sono in corso gli accertamenti su altri casi sospetti". 

Il sesto è stato isolato in serata all'ospedale Sacco di Milano. Anche in questo caso il ceppo non sarebbe autoctono ma arriva dall'estero. Potrebbe essere correlato ai focolai che si stanno registrano in altri Paesi d'Europa come Germania, Portogallo e isole Canarie. 

 

Il vaiolo delle scimmie si trasmette con contatti stretti ed è solo un caso che si sia diffuso tra gay, afferma l'infettivologo Massimo Galli. "Probabilmente all’origine di questi casi di vaiolo delle scimmie che stiamo osservando, c’è un evento con un’ampia partecipazione, in un gruppo di persone che provenivano da diverse parti del mondo. E da lì l’infezione si è ulteriormente diffusa. Considerando che si tratta di una diffusione solo per contatto stretto, anche di tipo sessuale, è del tutto contingente che questa cosa si sia diffusa tra maschi che fanno sesso con maschi. Non è una preferenza del virus", ha detto l'ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano all'Adnkronos.

 

Secondo Galli, "si tratta di una situazione che si è creata casualmente - aggiunge - forse alle Canarie. I rapporti sessuali possono essere un mezzo di contagio. Tutti i rapporti, non solo quelli tra uomini. Va sfatato questo pregiudizio. Se si tratta di persone che hanno rapporti con più partner, si facilita la diffusione ovviamente. E se il punto di partenza è l’evento alle Canarie non sarebbe cambiato nulla se si fosse trattato di un evento tra eterosessuali con una grande promiscuità. Non si deve andare a cercare una modalità particolare di rapporto sessuale".

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