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Il vaiolo delle scimmie si tramette anche per via respiratoria. Vaccino e "salto di specie", parla l'infettivologo Andreoni

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Il vaiolo delle scimmie si chiama così perché in questi animali è stato rilevato per la prima volta ma in realtà il serbatoti del vaiolo sono i roditori e con il salto di specie è arrivato fino all'uomo. L'infettivologo Massimo Andreoni fa il punto sulla patologia balzata agli onori delle cronache quando il mondo pensava di essersi lasciato alle spalle ala pandemia di Covid. I casi, registrati anche in Italia, preoccupano ma non siamo nell'ambito di una emergenza. "Nel salto di specie questa malattia ha imparato a trasmettersi uomo-uomo, ma la conosciamo da 40 anni Dobbiamo aspettarci che malattie che pensavamo debellate si ripresentino. È un prezzo della globalizzazione", afferma l'esperto intervenendo sabato 21 maggio ad Agorà, il programma di Rai3. 

 

Ma il vaiolo delle scimmie si trasmette solo per via sessuale? Andreoni spiega che ci si contagia per "contatto cutaneo stretto ma anche per via respiratoria", seppur "sempre in contatto ravvicinato - afferma il professore - i focolai per questo sono sempre molto piccoli al massimo alcune centinaia di casi". Gli over 50 che sono vaccinato per il vaiolo non è detto che siano immuni. "La protezione potrebbe essersi affievolita dopo 40 anni", spiega l'infettivologo, l'efficacia per il nuovo virus si capirà nei prossimi giorni. "Già sappiamo che le vaccinazioni fatte recentemente da chi lavora con gli animali danno buoni risultati" con il vaiolo delle scimmie dice Andreoni.

 

In caso la situazione peggiori con il vaccino "abbiamo una buona arma", afferma. Febbre, linfonodi e l'esantema vescicolare, le caratteristiche "bolle": sono questi i sintomi da tenere d'occhio. 

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