La Rai non rispetta il contratto di servizio, siluro di Michele Santoro: informazione a senso unico sull'Ucraina
Dopo il successo della prima iniziativa, Michele Santoro torna alla carica presentando un nuovo appuntamento di "Pace proibita". "Ce n'è bisogno perché come abbiamo tolto il bavaglio alla parola pace che sembrava quasi una parola proibita", spiega il giornalista in collegamento, martedì 17 maggio, con Tagadà, il programma di La7. Per l'ex volto della Rai qualcosa si muove, perché "la politica si è messa in cammino e ha cominciato a pronunciare questa parola con più frequenza di prima".
Diverso il discorso per i media: "Nell'informazione non è stato registrato ancora questo cambiamento", afferma Santoro che lancia una stoccata proprio al servizio pubblico: "Specialmente quella della Rai, che continua a essere un'informazione unilaterale fatta soltanto da un unico punto di vista". Poi l'affondo sulle responsabilità di viale Mazzini: "Noi riteniamo che il contratto di servizio che lega alla Rai agli italiani imponga di dare voce a questo milione di persone che sono state coinvolte dalla nostra protesta", attacca Santoro.
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Il giornalista ribadisce di essere contrario all'invio di armi all'Ucraina anche perché "impedisce all'Italia di svolgere quel ruolo internazionale che potrebbe avere senza coinvolgerci direttamente nel conflitto". Poi il giornalista ricorda come nei primi giorni della guerra "siamo stati invasi dalle immagini di cittadini ucraini che preparavano barricate e molotov", in realtà hanno combattuto con "i cannoni, i missili e strumenti di guerra sofisticati con i quali gli americani hanno armato la difesa ucraina", che in ogni caso "è legittima", ammette Santoro. Ma dietro c'è la mano di una "potenza molto lontana da noi" che ha operato "all'insaputa dell'Europa" che si è dovuta accodare agli interessi degli Stati Uniti, attacca il giornalista.