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I tecnici vogliono farci tenere le mascherine. Proroga oltre il primo maggio, Speranza decide dopo Pasqua

Dario Martini
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Dal primo maggio si potrà non indossare più la mascherina al chiuso. Il governo, però, si è lasciato la possibilità di prorogare l’obbligo nel caso in cui ritenga che la situazione epidemiologica non sia ancora del tutto sotto controllo. L’ultima parola spetterà al ministro della Salute. Roberto Speranza prende tempo. Anche se sta pensando seriamente di prorogare l’obbligo. A spingerlo in questa direzione sono soprattutto i dirigenti del suo dicastero. A partire dal direttore Prevenzione Gianni Rezza, per il quale la mascherina al chiuso non solo è necessaria, ma è «un dovere morale».

 

Poi c’è Walter Ricciardi, il super consulente del ministro, che ha già avvertito gli italiani: «Se verranno tolte le mascherine al chiuso avremo un nuovo picco tra giugno e luglio». Anche gli esperti più vicini al ministro, a partire dal numero uno del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, propendono per l’estensione dell’obbligo. L’ex coordinatore del Cts ha fatto sapere che lui continuerà ad indossare la mascherina al chiuso, «perché è finita l’emergenza ma non è finita la pandemia».

 

Dipenderà tutto dai contagi. Se non caleranno, la proroga sarà inevitabile. «Penso che la mascherina sia essenziale, poi dopo Pasqua, nell’ultima decade di aprile, faremo un’ulteriore valutazione con i nostri scienziati e decideremo», ha detto Speranza ieri. I prossimi giorni, quindi, saranno decisivi.


 

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