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Mosca prepara l'offensiva a Kharkiv, la mossa sorprende anche i russi. Andrey Kortunov: "Non sono pronti"

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Andrey Kortunov, del think tank accademico e diplomatico Russian International Affairs Council, interviene domenica 10 aprila a Mezz'ora in più, su Rai 3, e in una intervista a Lucia Annunziata il russo offre un'analisi diversa sull'andamento della guerra in Ucraina e sulle speranze di arrivare a una pace in tempi brevi. In Russia la percezione del conflitto è viziata dalla propaganda del regime di Vladimir Putin ma anche dalla confusione sulle reali intenzioni del Cremlino. 

 

Nel Paese nessuno "sa davvero quelli che sono gli obiettivi ultimi di questa operazione militare, abbiamo delle dichiarazioni molto generiche su denazificazione e demilitarizzazione", afferma Kortunov, "ma che cosa significa resta poco chiaro e non è chiaro quanto questa operazione può e deve durare. Quindi c'è una confusione generale un po' su tutto". "Naturalmente i russi non vengono coinvolti da questo conflitto quanto gli ucraini - ammette l'analista - e chi è a Mosca viene raggiunto da qualche informazione che chiaramente è gestita dai media di Stato. Insomma il quadro non è completo e penso che ci vorrà tempo prima che i russi potranno davvero capire le implicazioni a lungo termine di quello che sta succedendo al momento in Ucraina". 

 

Sul campo alcune foto satellitari mostrano una colonna lunga 12 chilometri di mezzi blindati russi in viaggio verso Kharkiv. La mossa del Cremlino sorprende l'analista: "Non credo che i russi siano pronti a prendere" la città o impelagarsi in una "guerriglia urbana, perché potrebbero subire pesanti perdite. Pensavo si concentrassero sul Donbass. La mia speranza è non ci siano grosse offensive verso Kharkiv" afferma Kortunov. 

 

Dal punto di vista dei negoziati le violenze sui civili come a Bucha hanno nei fatti bloccato gli sforzi diplomatici. "Venerdì sono riuscito a interagire con alcuni membri delle delegazioni" e le parti "si accusano l'una con l'altra", rivela. "Queste atrocità sono inaccettabili e disgustose, spero che ci sarà una indagine indipendente. Ma sull'esito delle trattative resto cautamente ottimista", afferma il russo. La svolta non ci sarà "in un paio di giorno, ma in un paio di settimane le posizioni potranno essere più vicine". Si avvicina la data del 9 maggio, ipotizzata per una risultato diplomatico. "Non voglio sembrare cinico ma mi aspetto una nuova escalation nel Donbass e questo sarà un grande campo di prova. Non so quanto ci vorrà, ma poi le possibilità" di una risoluzione pacifica dovrebbero essere più elevate. "Entro il 9 maggio potremmo avere un cessate il fuoco se non un accordo di pace definitivo. Ma la priorità oggi è porre fine allo spargimento di sangue". 

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