Caso Open Arms, Matteo Salvini a Palermo per il processo: teste chiave nell'aula bunker
Un processo che farà da spartiacque per l'immediato futuro. Perché, al di là dei dettagli giuridici, stabilirà se impedire l'attracco in un porto del nostro Paese ad una nave battente bandiera non italiana, appartenente ad una Ong, piena di migranti salvati in mare, è una decisione meramente politica o un reato. Nuova udienza questa mattina del processo Open Arms a carico di Matteo Salvini, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo.
L’ex Ministro degli Interni è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per l'ormai arcinoto episodio datato agosto 2019. Quando decise di impedire l'attracco alla nave della Ong spagnola Open Arms, che attese alcuni giorni al largo delle coste italiane, con oltre centosessanta persone a bordo, prima di consentire loro lo sbarco.
Oggi verranno ascoltati alcuni testimoni considerati fondamentali per la comprensione dell'intera vicenda, almeno a livello processuale: Marc Reig Creus, il capitano Open Arms, Dario Caputo, l'ex prefetto di Agrigento, Rosa Maria Iraci, questore di Agrigento, Vincenzo Asaro, direttore sanitario dell'ospedale di Licata, Cristina Camilleri, responsabile Cta Dipartimento salute mentale di Agrigento, Alessandro Dibenedetto, psicologo Emergency e Katia Valeria Di Natale, medico in servizio presso lo staff Cisom. Un'udienza che dovrebbe servire, almeno secondo la versione dei legali dell'Ong spagnola, a “verificare le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi a bordo e le condizioni igienico-sanitarie della nave dopo venti giorni di attesa in mare”.
Valutare il processo a Matteo Salvini solo come un normale scontro tra accusa e difesa non solo è riduttivo, ma è sostanzialmente sbagliato. Se il leader del Carroccio sarà condannato, verosimilmente nessun ospite futuro del Viminale avrà l'ardore di bloccare una nave piena di migranti proveniente dalla Libia. Al contrario, qualora la contesa di Palermo dovesse vedere vincitrice la linea salviniana, si stabilirà un procedente significativo. L'ennesimo, pericoloso incrocio tra politica e magistratura. Un nuovo capitolo di un rapporto che, dopo Mani Pulite, non è più tornato ad essere sereno e trasparente.