Quarto Grado, l'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov: "Putin ha spiegato a Draghi come pagare il gas in rubli"
L'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov torna a parlare e condanna l'invio da parte del nostro Paese di armi all'Ucraina. "Questa decisione del Parlamento italiano è stata adottata proprio il giorno in cui è iniziato il primo round di negoziati, in Bielorussia, a Gomel. È come cercare di spegnere il fuoco col cherosene. Non si può escludere che con gli armamenti mandati dall’Italia saranno uccisi cittadini e militari russi. E questo introduce un po' di negatività nei nostri rapporti bilaterali. Già decine di migliaia di armi sono state distribuite a decine di migliaia di persone. In quali mani finiranno le armi, e come saranno usate, è una bella domanda" detto il diplomatico in un’intervista a "Quarto Grado", il programma condotto da Gianluigi Nuzzi su Rete 4.
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Come da linea del Cremlino, Razov ha affermato che quella in corso è "un’operazione speciale militare", non una guerra: "Vi aspettate che dia una definizione, che non sia quella che ha già dato il presidente della Federazione Russa? Ovviamente questa è un’operazione speciale militare" ha detto ribadendo la definizione imposta da Vladimir Putin.
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L'ambasciatore ha parlato poi della telefonata tra il presidente russo e il premier Mario Draghi. "Abbiamo avanzato la richiesta di far pagare il nostro gas in rubli. Durante il colloquio telefonico, il presidente Putin ha dato delle spiegazioni molto esaustive al presidente Draghi, su come possano essere effettuati tecnicamente questi pagamenti. Siamo pronti a effettuare le nostre forniture secondo i volumi precedentemente concordati" ha detto Razov. "Ci dicono che queste sono violazioni delle clausole contrattuali di pagamento. Ma, secondo voi, il blocco di quasi 300 miliardi in valute estere delle riserve della nostra Banca Centrale non è una violazione degli obblighi dei Paesi che hanno preso queste decisioni?", è la domanda retorica del diplomatico.
Razov nei giorni scorsi ha querelato il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, e il giornalista Domenico Quirico per un articolo su un possibile attentato a Putin. Nell'intervista a Rete 4 ha parlato di istigazione a delinquere, questa la motivazione dietro l'azione legale, e ha criticato la stampa italiana schierata contro Mosca.
"Adesso stiamo perdendo rapporti di collaborazioni bilaterali attivi da decenni, molto efficienti. In Russia c’è un detto: ’Rompere una tazzina è molto più veloce che incollarla di nuovo'", ha detto poi sulle reazioni tra Roma e Mosca. "Sono sicurissimo - aggiunge - sulle buone prospettive dei nostri rapporti. Adesso, purtroppo, tra gli italiani c’è una tendenza malevola: quella di pubblicare le foto di tutte le persone che in Italia hanno avuto contatti con l’Ambasciatore russo. Quando vedo questi elenchi di persone dichiarate ’russofone' dalla stampa italiana, ho un senso di vergogna. Se qualcuno chiedesse di stilare una lista di filo-italiani in Russia, ci sarebbero milioni di miei connazionali. Mentre qui in Italia, l’Ambasciata Russa e l’Ambasciatore sono considerate figure tossiche e minacciose".
Sul piano dei negoziati tra Russia e Ucraina "ci sono stati dei passi in avanti. Le posizioni delle parti si stanno avvicinando e quando ci sarà l’ok da entrambe su questi punti, speriamo di avere un documento finale. Non escludiamo la possibilità di un incontro tra Putin e Zelensky. Quando sarà pronto il documento, la Russia e l’Italia dovranno lavorare insieme per definire al meglio queste garanzie", spiega Razov.