"Zelesky sabotato" dal suo esercito, Caracciolo avanza la tesi alternativa sull'attacco ucraino in Russia
Il fatto nuovo di venerdì 1 aprile nella guerra tra Russia e Ucraina è il raid al deposito petrolifero di Belgorod. Elicotteri ucraini, questa è l'ipotesi prevalente, hanno sconfinato in territorio russo e colpito il sito ma Kiev ha negato la paternità dell'operazione. A Otto e mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7, Lucio Caracciolo direttore della rivista italiana di geopolitica Limes avanza tre ipotesi sull'attacco, inclusa quella del sabotaggio.
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Il segnale anomalo è che smentiscono tutti la paternità del raid, anche gli stessi ucraini. "Quello che si vede nei video non sempre corrisponde alla realtà ma in questo caso è quasi certo che fossero elicotteri russi perché i mezzi ucraini sono di fabbricazione russa", spiega Caracciolo che ipotizza: "Potrebbero essere stati mandati dall'esercito e quindi da Zelensky per bombardare il deposito, che ha 27 cisterne e ne hanno colpite otto. Dopodiché l'altra ipotesi è che i russi si siano auto-bombardati perché succedono anche queste cose, per ragioni di propaganda e per stimolare l'opinione pubblica russe a capire che c'è una guerra e bisogna combattere".
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Ma c'è anche una terza ipotesi, ossia che "degli ucraini che hanno disubbidito a Zelensky". Di cosa parla il giornalista? "Semplicemente qualcuno che magari non è troppo contento che Zelensky vada a trattare con Putin e vuole ritardare" il momento in cui il presidente ucraino potrebbe sedersi al tavolo con Mosca.
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