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Covid, il pasticcio della ricetta elettronica. Il governo si dimentica di prorogarla, ora è corsa contro il tempo

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Scoppia il caso della ricetta dematerializzata. "Inventata" durante l'emergenza Covid per evitare che gli anziani fossero costretti a uscire di casa per recarsi allo studio medico, ora è destinata a scadere entro mezzanotte, contestualmente allo stato d'emergenza.

Proprio per questo, per non rinunciare a uno strumento che si è rivelato moderno e utilissimo, oltre che ecologico (per la carta risparmiata) le varie associazioni dei medici hanno chiesto al governo di prorogare l'utilizzo della ricetta dematerializzata. E sarebbe arrivato un ok ad allungare per il momento i termini almeno al 31 dicembre. Il punto è che, a poche ore dalla scadenza, l'ordinanza in questione ancora non è arrivata e si rischia il caos.

«Bene le conferme, arrivate in queste ore, sulla messa a punto di una proroga per la ricetta dematerializzata che da domani, con la fine dello stato d’emergenza, non sarà più in vigore, con molti disagi per i cittadini costretti a recarsi dall’ambulatorio del medico di famiglia o del pediatra per una semplice prescrizione. Ma l’ordinanza serve subito, già da stasera: domani è venerdì, se il sistema si blocca, si rischia il caos. Mi aspetto che entro poche ore l’ordinanza, che deve essere emanata dalla Protezione civile, arrivi».

A dirlo all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) sindacato che ha denunciato il rischio e ha lavorato in questi giorni, interloquendo con il ministero della Salute, per arrivare all’ordinanza. «Quando si dice che i medici di famiglia rappresentano gli assistiti - continua Scotti - è un’affermazione concreta, e in questo senso va il nostro lavoro di questi giorni per non archiviare la ricetta dematerializzata che rappresenta un passo avanti importante. I nostri dati ci dimostrano che il sistema di semplificazione della prescrizione ha migliorato anche l’aderenza alla terapia. Superando le difficoltà che molti pazienti possono avere nel ritirare la ricetta - per problemi di lavoro, mobilità o altro - la continuità di cura è meglio garantita. C’è una gestione enormemente facilitata per il medico e il paziente. Tornare indietro su questo sarebbe come passare dalla lampadina alla candela».

 

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