Giampiero Massolo, pietra tombale sui negoziati: "Rischiamo lunghi anni di occupazione russa in Ucraina"
I negoziati tra Russia e Ucraina non sono in dirittura d'arrivo, anzi: non sono neanche stati avviati. L'ambasciatore Giampiero Massolo, già capo del Dis, espone i suoi dubbi su una trattativa che stenta a decollare a causa della situazione sul terreno, "in cui i russi con ogni evidenza ritengono di avere ancora da guadagnare" e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky "con tutta evidenza che ritiene di avere ancora molto da difendere".
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Intervenendo a L'aria che tira, il programma condotto da Myrta Merlino su La7, martedì 29 marzo, Massolo sottolinea il "successo della comunità occidentale". Cosa intende? "Siamo intervenuti a sostegno dell'aggredito contro l'aggressore facendo bene attenzione a non farne una guerra della Nato e a fare in modo che" il presidente russo Vladimir Putin "non potesse sedersi al futuro tavolo da una posizione che gli garantisse un vantaggio, perché non dobbiamo mai dimenticarci che se l'Ucraina è il campo di battaglia, la vera posta in gioco sono gli equilibri futuri e, nell'immediato, della sicurezza in Europa".
Questa strategia, sottolinea l'ambasciatore, ha scongiurato la guerra lampo e la sostituzione del governo di Kiev: "Putin è costretto a negoziare con un presidente al quale aveva negato la legittimità. Ora ci deve trattare", spiega Massolo. Ma oggi "non può esserci negoziato significativo con questa situazione sul terreno", e quando ci saranno possibili saranno "lunghi e difficili". Tutto ruoterà intorno al concetto di neutralità, è la previsione del diplomatico. Neutralità in che modo? Anche garantita dagli altri Paesi, come l'Italia. "Ma il negoziato può fallire ogni pie' sospinto", è il commento amaro di Massolo.
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"Il rischio che si corre è una tregua per 'esaurimento'" delle possibilità di sviluppo delle operazioni militari, spiega Massolo, ma questa tregua potrebbe "generare per lunghi anni una occupazione russa sul terreno ucraino. Per quanto inaccettabile possa essere e per quanto lunghi siano i negoziati, avremo a che fare con una realtà complessa da gestire sul piano della sicurezza e delle influenze". Insomma, una bomba pronta a esplodere nel cuore d'Europa.